Il PalaAntonello continua ad essere la location prescelta per gli incontri con i cosiddetti big della politica. In questo (climaticamente) basculante sabato mattina, va in scena“Fare per fermare il declino” .
Ecco in teatro un cantore di liriche che toccano il cuore, anzi prima di tutto il portafogli giacchè l’economia è il tema centrale del monologo di Oscar Giannino. Il co-direttore di Capo Horn (ed editorialista per Messaggero, Panorama e molti altri tra periodici e quotidiani nazionali) ha presentato a Messina la sua lista Fid e i candidati alle prossime politiche, che correranno sotto le effigi del neonato partito.
Il programma si fonda sui principi del manifesto di Fermare il Declino, movimento di stampo liberale e liberista, i cui autori si sono impegnati, in prima istanza, a coinvolgere la classe dirigente ai vertici di partiti quali Italia Futura, ricevendo un netto dissenso da parte di questi. Così,in poche settimane, quello che era nato come “movimento d’opinione” si è trasformato in un vero e proprio partito, con tanto di candidati al Parlamento e un premier in lizza, individuato proprio nella persona del curioso giornalista. Poco più di sessanta giorni per diventare una realtà che, a quanto pare , ottiene consensi anche laddove non appare al massimo della visibilità che invece riesce a riscontrare in regioni come la Lombarda, ove la gran parte dei fondatori di Fid lavora e vive da tempo.
Introduce il candidato premier, Ruggero Aricò, messinese trentacinquenne, in corsa alla Camera dei Deputati per la Sicilia orientale, che da tempo ha lasciato i nostri lidi, stabilendosi all’estero. Breve e conciso, con fermezza e serietà augura a se stesso e a quanti abbiano intrapreso un cammino simile al suo, di poter rientrare presto in Italia, un’Italia nuova e migliorata da interventi attivi come quelli che Giannino si propone di fare una volta approdato alle “stanze dei bottoni”(semmai dovesse arrivarci, è d’obbligo specificare).
Arrivano da Catania, Palermo, Reggio Calabria e dalla Provincia i sostenitori di Fid e molti sono i curiosi accorsi al palacultura per ascoltare i punti che l’economista snocciola. “L’8 dicembre abbiamo deciso di andare incontro a questa sfida impossibile. Credevo fosse necessario provarci per noi e per quanti, come noi, non avrebbero proprio saputo per chi votare a questo giro. Siamo schifati dal modo in cui per anni abbiamo visto gestire questo Stato” esordisce. Giacca quadrettata e gemelli luccicanti, un panciotto in tinta e cravatta verde mela che completa il look un po’ retrò-british e alternative-chic che contraddistingue da sempre il suo stile.
Anche per Giannino, il video introduttivo è d’obbligo e sulle note di Kind of Magic dei Queen, reinterpretata a mo’ di cover, si alternano immagini di proteste e comizi, interventi tv ai quali il giornalista prende spesso parte e i messaggi veicolati da alcuni esponenti della società civile. Le richieste legittime di un sistema meritocratico ed equo sono i fondamenti principali, addio a caste e baronati, realtà che, come sottolinea il leader di Fare per Fermare il Declino, non sono lontane dalla nostra routine siciliana che ne è invece ingabbiata.
“Io non ho merito che invece è tutto dei fratelli e sorelle che sto incontrando in queste settimane e pensare che prima non si conoscevano tra loro. All’inizio eravamo in sette, poi duecentocinquanta e, in poco più di due mesi, siamo già migliaia”. Specifica la differenza tra loro e “gli altri”, sottolineando come Fid non sia una coacla di transumanti della politica o di esponenti provenienti dalle costole di un partito morto. “Siamo persone che vengono da esperienze diverse, ci ha uniti il saper guardare ai numeri e alla realtà. Ci criticano perchè siamo economisti? E da quando è un male? Noi a differenza dei politici non diamo i numeri, li analizziamo”.
Tagli alla spesa pubblica e responsabilità sono il corpus dell’incontro; attivismo civico e concreto è quello che si propone. Sembra a tratti di sentir parlare un esponente del M5S, con il quale Giannino ammette di esser pronto a seguire un percorso parallelo, relativamente ad alcune battaglie specifiche ma, le discrepanze tra i due partiti sono evidenti e lo stesso giornalista torinese le mette bene in evidenza: “la politica economica non può basarsi sulla creazione di una banca dello Stato. Ma come? Dobbiamo cacciarla la politica dalle banche, non legittimarla ancora a restarci.”
In riferimento alla proposta di Grillo di porre il capo dello Stato al vertice di questa organizzazione bancaria poi, l’economista ricorda le infelici uscite di Napolitano, colpevole d’aver invocato la privacy e la necessità di non violare il segreto istruttorio, solo in occasione della vicenda Mps. Insomma una plausibile critica al “garante che non garantisce” il suo popolo.
“Qualunque sarà il risultato ottenuto noi resteremo finchè le cose che diciamo non avranno una concretezza”.
Suona minaccioso ma evidentemente è un’affermazione che piace e così la platea scoppia in un applauso. E poi un altro, e un altro ancora. Non c’è la classica clac che caratterizza la stragrande maggioranza dei comizi a cui siamo abituati. Non ci sono trascinatori di folle elettorali ne nomi altisonanti di politici della vecchia guardia, “solo” cittadini, stanchi e apparentemente soddisfatti delle parole dell’uomo di Torino, venuto a presentarsi alla gente dello Stretto. Assicura che non stringerà alleanze con Pd e Pdl. Sul secondo si esprime in modo forte, critica aspramente Berlusconi per le sue promesse elettorali e per la condotta seguita fino ad oggi a capo di una coalizione che ha deluso, a tratti, anche i suoi più strenui sostenitori: “Voi, nella vita privata, continuereste a stare con un partner che per diciotto anni vi ha sempre fatto le stesse promesse disattendendole tutte? ” domanda, retorico. E aggiunge, sempre riferendosi al Cavaliere: “da due settimane sono nel suo mirino-,questo perchè abbiamo acquisito un potenziale elettorale. E se lo dice lui vuol dire che evidentemente è vero”.
Ma puntualizza: “noi non siamo qui per far perdere lui” a beneficio di quanti lo avessero etichettato come un satellite prezzolato dalla sinistra per sottrarre voti al Pdl e più specificatamente alla Lega e Maroni nell’area lombarda. Ci va giù pesante anche col Pd, al quale contesta di non aver saputo approfittare della grande opportunità di rinnovarsi e dare il là ad una campagna che sarebbe stata davvero l’inaugurazione della terza repubblica, se Renzi fosse subentrato all’attuale segretario del partito. “Bersani ha avuto l’intelligenza di confrontarsi. Ma sono state primarie chiuse -giacchè solo gli elettori del pd potevano esprimere la propria preferenza- e ha votato solo la base del partito.”
A questo proposito vorremmo ricordare che, in realtà, al primo turno, si recarono alle urne oltre tre milioni di aventi diritto. Se questa fosse la base del Partito Democratico, non ci sarebbe ragione alcuna per condurre una campagna elettorale infondo, né di preoccuparsi di alleanze e leggi elettorali. “L’ errore è stato del Pd” tuona Giannino, “ e per questo noi gli diciamo no quando ci propone di coalizzarci.” A proposito di associazioni elettorali aggiunge: “comunque nn si tratta di non fidarsi di Bersani ma nn si può sfidare la fisica dei solidi. Li dentro c è quello che, in un Paese normale, sarebbe l’intero cerchio costituzionale. Io li chiamo “ulivo+papaveri”. Come fanno a mettersi d accordo per la finanza tra loro e accontentare anche la Camusso?” commenta, alludendo alla corazzata Potemkin che costituisce l’asse di alleanze e “placet” necessari al centro sinistra per governare con maggioranza a Camera e (soprattutto) Senato. Auspica un rinnovamento che comprenda anche una revisione della tolleranza che manca al nostro sistema tributario, pronto a disossare il cittadino medio ma di ampia sopportazione verso i ritardi dei pagamenti pubblici. Contesta le ricette proposte- bipartisan – dai cantastorie che in questi giorni stanno concludendo le loro campagne elettorali e sottolinea l’urgenza di cambiamento in un’Italia sempre più affetta dalla depressione economica che, tocca animo e menti di quanti chiudono le aziende o peggio ancora, disperatamente accolgono il suicidio, come extrema ratio. L’incontro offre una crasi tra propaganda elettorale e dottrine economiche rese in modo semplice e digeribile anche da chi non è sufficientemente consapevole in materia.
Al termine dell’appuntamento, Giannino si ferma con quanti intervenuti per fornire delucidazioni e chiarimenti eventuali su strategie e obiettivi ma anche su un sogno, quello di cambiamento che tra i tanti anche lui sembra augurarsi con fermezza e impegno, si realizzi, in momento storico e culturale in cui sembra che le coscienze collettive stiano iniziando a svegliarsi dal torpore in cui per decenni erano rimaste… o almeno vogliamo sperare sia così. Come cantava Freddie “Un sogno, un’anima, un premio uno scopo, un cenno dorato di ciò che dovrebbe essere. E’una specie di magia la campana che suona dentro la tua mente”…it’s a kind of magic! (ELEONORA URZI’)