Questa settimana la scelta del film da recensire è stata quasi obbligata. Tra Siani e Christian De Sica che non vedrei nemmeno sotto tortura (nonostante il film sembri divertente, stando alle risate che sento dalla sala) e tra il quinto capitolo di Die Hard (che per me è un 10 sulla fiducia), vince il terzo incomodo: Noi Siamo Infinito.
Stendiamo un velo pietoso sul titolo che è orrendo; un giorno approfondiremo il mondo dei titolisti italiani, molti dei quali meriterebbero un girone dell’inferno a loro dedicato, visti i danni che hanno perpetrato nel corso degli anni. Il film è tratto dal romanzo epistolare di Stephen Chbosky, Ragazzo da Parete, titolo molto più appropriato che sembrava brutto riproporre per il film, e racconta la difficoltà di Charlie, adolescente introverso e problematico, nell’affrontare il suo primo anno di liceo, soprattutto a causa dei suoi problemi nel relazionarsi con i coetanei. L’incontro con Patrick e la sua sorellastra Sam, e il suo ingresso nel club dei “giocattoli difettosi”, cambierà la sua vita.
Stephen Chobsky è anche autore di soggetto e sceneggiatura ed è il regista del film, scelta poco saggia nella maggior parte dei casi. Infatti il film soffre di un difetto che è molto comune nei film tratti da romanzi, e cioè la poca dimestichezza con il radicale cambiamento di mezzo di comunicazione. Per intenderci, il film è troppo raccontato, parlato, la voce fuori campo (che nel cinema deve essere usata veramente poco, e solo quando strettamente necessario) che ci racconta cosa succede, è il sintomo evidente di questa mancanza di dimestichezza: quando si racconta una storia tramite immagini, le cose sarebbe meglio mostrarle, farle accadere, anzichè dirle. La storia è abbastanza classica, e spesso si sconfina nel clichè, penso soprattutto al personaggio di Patrick, adolescente gay, che è esattamente la definizione di clichè.
Nonostante questo il film riesce a coinvolgere emotivamente, grazie al cast che è azzeccatissimo, grazie alla colonna sonora, molto appropriata, e all’ambientazione retrò di fine anni 80 molto ben fatta.
Emma Watson è carinissima e piuttosto brava (non a caso ha vinto per questo film il People’s Choice Awards come miglior attrice in un film drammatico), ed è riuscita nel difficile compito di affrancarsi dal personaggio di Hermione che l’ha resa famosa. Ezra Miller, già visto in “…E ora parliamo di Kevin”, confema il suo talento dando al personaggio gay la giusta caratterizzazione, nonostante non fosse scritto benissimo. La vera sorpresa per me però è stata l’interpretazione di Logan Lerman, che ho detestato in Percy Jackson, dove era totalmente fuori luogo, e che qui ha dimostrato di avere la capacità di interpretare il non facile ruolo del protagonista, ed evitando il rischio di essere sopra le righe, cosa che in genere accade quando si interpreta il ruolo di chi soffre di problemi psicologici.
Piccola nota a margine: scegliere di intitolare il film Noi Siamo Infinito e scegliere di lanciarlo come una teen comedy (basta guardare il trailer per accorgersene) è una scorrettezza non da poco; il film non è una teen comedy, ma un film di formazione, non ha un target adolescenziale come sembra, ma è rivolto a tutti.
In sintesi io il film lo consiglio, non aspettatevi un capolavoro, ma è abbastanza carino e intelligente da valere il prezzo del biglietto.
(voto 6.5)
(UMBERTO PARLAGRECO)