SERIE A, IL PUNTO: NELLA GIORNATA DEI PAREGGI LA JUVE ALLUNGA, TUTTO IMMUTATO IN CODA

 

“Abbiamo scherzato”, verrebbe quasi da dire considerata la maggioranza assoluta raggiunta dal segno “ics” in seno alla ventiquattresima giornata di serie A, se non fosse che le quattro vittorie registratesi pesano, eccome, nell’economia del massimo campionato. Nei quartieri alti vincono Juve ed Inter, l’Udinese intravede la zona Europa League mentre la Samp mette ulteriore fieno in cascina in chiave salvezza. Per il resto, tutti a giocare a “non si muove una foglia”, con distanze curiosamente invariate tra le ultime sette squadre delle classifica, impantanate in contese che non hanno fruttato più del punticino.
Iniziamo subito dal sabato di rango, propinatoci dalla Lega in collaborazione con le munifiche e decisioniste pay per view. Nel primo anticipo delle 18, a Torino è andata in scena l’attesissima Juventus – Fiorentina, ancor più sentita quest’anno nella città di Dante, Botticelli e Pieraccioni dopo i noti screzi estivi legati alle vicende Jovetic e Berbatov. Come detto in apertura, i tre punti sono stati appannaggio dei padroni di casa, grazie alle reti di Vucinic e Matri nella prima frazione ed a coronamento di una delle più convincenti prestazioni stagionali, con Vidal, Pirlo e Barzagli assolutamente sontuosi. I viola si sono resi pericolosi soltanto in avvio, con l’unico acuto del loro montenegrino ben rintuzzato da Buffon: decisamente poca roba. Ci si aspettava una Juve già con la testa a Glasgow ed invece i bianconeri si son rivelati più che mai sul pezzo, riuscendo oltre tutto a mettere pressione al Napoli che -sceso in campo in serata conoscendo già il risultato della capolista- non è andato al di là di uno striminzito 1-1 contro la Lazio all’Olimpico. A dispetto delle apparenze, il pareggio è maturato al termine di una gara davvero spettacolare, con continui capovolgimenti di fronte ed occasioni in quantità (legni compresi) da ambo le parti e fino all’ultimo respiro. In realtà il pareggio sta più stretto agli uomini di Petkovic, incapaci di chiudere la partita dopo il bel gol del vantaggio firmato in avvio dal solito Floccari al quale, a tre minuti dalla fine, ha risposto -con una pregevole volée susseguente a calcio d’angolo- il partente ma encomiabile Hugo Campagnaro. La fisarmonica si riapre, dunque, ed il distacco in classifica tra gli uomini di Mazzarri e quelli di Conte sale nuovamente a 5 punti. 
Ad un sol punto dalla Lazio, al momento ancorata all’ultima boa Champions, piomba invece l’Inter, abile nel posticipo a superare per 3-1 un Chievo a tratti convincente ma apparso troppo “spuntato” in quel di San Siro. Primo tempo show con tre reti (Cassano, Rigoni e Ranocchia) in soli 26 minuti, nella ripresa Milito ha servito il tris e poi solo il fato ha impedito ai meneghini di dilagare. Bella boccata d’ossigeno per Stramaccioni, che viene a capo di una settimana difficile concedendosi anche il lusso di distanziare nuovamente i cugini in classifica. Ma, prima di attraversare il Naviglio, appare doveroso porgere il più sentito degli “in bocca al lupo” al 18enne Felice Natalino, giovane prospetto interista operato al cuore nei giorni scorsi. Carriera a rischio, ma di vita ce n’è una. Forza! 
Venendo quindi al Milan, stavolta ai rossoneri non è bastato Mario Balotelli per portare a casa la vittoria in quel di Is Arenas, proscenio definitivo (dopo il ridicolo balletto istituzionale dei giorni scorsi) del match contro il Cagliari. Dopo il gran gol in torsione siglato da Ibarbo allo scadere del primo tempo, il portentoso totem bresciano ha realizzato il rigore del pareggio all’80’, sfiorando nel finale la seconda doppietta da 3 punti consecutiva, scongiurata per i sardi dall’ottimo Agazzi con l’ausilio di un pizzico di buona sorte. E’ un vero peccato che la settimana prossima, contro il Barcelona nell’andata degli ottavi di Champions, Super Mario da regolamento non possa esserci; l’auspicio di Galliani & co. è che, nel frattempo, per lo meno il Faraone ritrovi la verve perduta. Chiosando sull’incontro di Quartu S. Elena, ancora una volta quest’anno il povero Diavolo ha preso gol su palla inattiva a difesa -ignobilmente- schierata, ed è senz’altro dalla retroguardia che dovrà ripartire la ricostruzione bis la prossima estate. L’attacco è bello che fatto per tanti anni, d’accordo, ma a Milanello sanno bene che senza una retroguardia all’altezza non si va da nessuna parte (se così non fosse, il buon Zeman avrebbe già vinto 5-6 Coppe dei Campioni).

Rimanendo in tema, esordio amaro, a Marassi contro la Sampdoria, per il navigatore Andreazzoli sulla panchina della Roma. E’ finita 3-1, il boemo non c’è più anche se a guardare il tabellino non si direbbe. Vanno però riconosciute le attenuanti al nuovo tecnico che anzi ha presentato, dopo soltanto un paio di allenamenti, una squadra a tratti egregiamente disposta in campo. Spesso si suole parlare di “risultato bugiardo” come mero esercizio gergale ma stavolta beh, niente di più vero. Sullo 0-0 i giallorossi sono stati penalizzati da un gol ingiustamente annullato a Lamela, fenomenale in avanti ma che non andrebbe snaturato su tutta la fascia, a salvaguardia di una difesa a 3 (!), mansioni di copertura alla Lichtsteiner comprese. Sull’1-0 per i blucerchiati è arrivato poi l’errore marchiano di Osvaldo, che dapprima si è reso passibile di lesa maestà nei confronti di Totti, usurpandogli il diritto di presentarsi sul dischetto, per poi appoggiare il rigore del potenziale pareggio al portiere doriano con un docile e centrale “piattino” che avrebbe parato anche un bambino.
Parentesi d’obbligo per il teatrino che a fine partita ha avuto come protagonista Delio Rossi, espulso a seguito di un parapiglia scatenatosi con Totti, De Rossi e Burdisso per un gestaccio del mister al difensore argentino. In queste ore tutta la critica sta sparando a zero sull’allenatore, ricordando anche la spiacevole vicenda Ljajic -quella sì davvero da condannare- dell’anno scorso a Firenze. A parere di chi scrive, le due faccende non sono paragonabili e identificare nel male assoluto del calcio un personaggio sanguigno come Rossi sembra veramente fuori luogo.

Per ciò che concerne le altre partite, va innanzitutto rimarcato il sofferto successo casalingo per 1-0 dell’Udinese, contro un Torino mai domo, grazie alla rete di Pereyra in apertura. Dopo di che, passando in rassegna la sfilza degli ulteriori pareggi, si son conclusi sul risultato di 1-1 gli incontri del Dall’Ara, tra Bologna e Siena, e quello del Renzo Barbera, dove il Palermo, riassemblato in sede di mercato dal silurato Lo Monaco (ve l’avevamo ricordato sette giorni fa che con Zamparini la logica di rado va a braccetto), non é riuscito contro il Pescara a salutare nel migliore dei modi l’inizio della nuova era Malesani. Ha vinto sostanzialmente la noia, infine, in Atalanta – Catania e Parma – Genoa, sfide esasperatamente tattiche (specie in Emilia, dove Donadoni ha inopinatamente cambiato modulo per non concedere la superiorità numerica a centrocampo al Grifone) terminate entrambe con uno scialbo 0-0. (JODY COLLETTI)

 

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