Oggi il consiglio comunale probabilmente è chiamato ad esprimersi sul piano di riequilibrio del bilancio comunale, che prevede complessivamente risorse da realizzarsi attraverso misure correttive, nell’arco temporale di un decennio, per euro 438.509.611,25, a fronte di impieghi per euro 392.434.481,09 determinando un risultato di bilancio atteso di euro 46.075.130,16.
Una manovra di rientro che metterà a dura prova i già miseri bilanci familiari di molti cittadini. Un piano “smontato” dal Movimento 5 Stelle di Messina, secondo cui “il problema fondamentale che è che non esiste una quantificazione chiara e precisa dei debiti del comune, in particolare mancano dati certi riguardanti l’ATM e le altre aziende partecipate, oltre i debiti fuori bilancio al 31 dicembre 2012”.
Secondo il M5S, quindi, “mentre da un lato manca la certezza della spesa dall’altro vi sono solo stime e speranze per nuove entrate che ancora non hanno visto dalla loro atti amministrativi concreti.
A questo punto, risulta impossibile valutare con certezza la percentuale di rientro annua rispetto al debito complessivo, requisito richiesto tra l’altro dal TUEL, Testo Unico degli Enti Locali”.
“Nel piano di rientro – si legge in un comunicato – sono esclusivamente indicate le norme di indirizzo rispetto alle misure che il comune vorrà prendere e vengono inoltre esposte solo delle valutazioni economiche circa le maggiori nuove entrate e minori spese da realizzare, come si evince, ad esempio, dalle entrate previste per le alienazioni immobiliari.
Si osserva infatti, nel piano di rientro, che le tariffe delle vecchie e delle nuove tasse che i cittadini dovranno pagare sono portate ai massimi livelli, cosa paventata da molti solo in caso di procedura di dissesto, così come l’impossibilità di mantenere i livelli occupazionali attuali sia diretti che indiretti del comune. Pertanto, le paure di quanti hanno utilizzato questi argomenti in passato per sponsorizzare il NON dissesto si sono avverate comunque.
La misura n°2, ad esempio, risulta inefficace: infatti il passaggio dall’8.82% al 36% della copertura per i servizi a domanda individuale non sembra credibile, almeno nei termini indicati, a causa degli aumenti che dovranno necessariamente ricadere sui cittadini. Questi aumenti, come quelli riguardanti la refezione scolastica e l’assistenza agli anziani, non sono sostenibili dai messinesi. Questi aumenti si sommano a quelli previsti per le tariffe dell’acqua (per la quale paventiamo profili di illeggittimità), dei trasporti pubblici e dei parcheggi a pagamento.
Dal punto del MoVimento 5 Stelle questo piano di rientro non sembra un documento di programmazione contabile ma semplicemente un atto politico per evitare di analizzare i reali debiti dell’ente, prendere tempo e proteggere poteri forti che vantano crediti nei confronti dell’amministrazione. Inoltre con tale scelta si tenta di continuare a proteggere la classe politica e dirigente che ha causato questa situazione.
Ciò che a nostro parere dovrebbe essere fatto è creare un pool di competenze che si occupi di entrare nei vari enti e produrre dei bilanci veritieri degli ultimi anni, che possano servire ad una commissione regionale per redigere una situazione debitoria reale del comune di Messina che deve fungere da base per un piano di rientro serio e che sia valido anche da un punto di vista tecnico ed economico-finanziario senza strozzare la collettività. Non possono essere i nocchieri che hanno amministrato questa città negli ultimi anni a guidare la stessa in questa tempesta.
Siamo arrivati come sempre all’ultimo giorno utile, all’ultima seduta utile per deliberare in favore del piano di rientro redatto, in modo da impedire un confronto serio tra le forze politiche per emendare o riscrivere il piano di rientro.
La paura a questo punto è quella di ritrovarsi in una fase delicatissima della procedura di dissesto, o di accesso ai fondi di rotazione, in piena campagna elettorale e che questa manovra venga utilizzata e cavalcata dalle forze politiche in campo proprio a fini elettorali.
In ultima analisi, pur riservandoci di approfondire la questione a livello cittadino, riteniamo che a livello regionale e nazionale si debbano valutare modifiche all’attuale ordinamento normativo per consentire, anche rispetto a situazioni debitorie di grande rilevanza, di poter ristabilire equilibri economici compatibili con la reale ricchezza dei territori amministrati in un arco temporale sufficientemente ampio da garantire un pieno ritorno alla indispensabile legalità senza strozzare l’economia locale”.