Il classico della drammaturgia pirandelliana ha evocato i grandi fasti del teatro. Un testo che ha fatto del paradosso dei personaggi e dell’esistenza, una delle “prove d’attore” più alte, con grandi interpreti che hanno visto nel ruolo di Ciampa, da Eduardo De Filippo a Salvo Randone. E Sebastiano Lo Monaco ha certamente contribuito a dare continuità e nuovo carisma allo scrivano “becco”, introducendo in uno dei personaggi meglio riusciti del teatro pirandelliano, una forza e una verità che lo hanno reso modernissimo.
Del resto, indagare nell’animo umano, cercando nell’intimo delle proprie contraddizioni il senso dell’esistenza e del ruolo sociale che ad ognuno è toccato in sorte, non è certo compito che il tempo esaurisce. Oggi come negli anni in cui è stata scritta la commedia, l’uomo e la donna sono spesso vincolati tra sentimenti e atteggiamenti, condizionati più spesso dall’immagine che vogliono di se piuttosto che da ciò che sono realmente. E ancora oggi l’uomo pur di salvare le apparenze, rinuncia alla verità. E’ un atto di forza? O di debolezza?
Il genio pirandelliano sta tutto in questo continuo conflitto, che caratterizza, in modo diverso, tutti i personaggi del Berretto a Sonagli: Beatrice (Marina Biondi) che gioca con la verità fino a restarne vittima, La Saracena (Clelia Piscitello ), Fifì La Bella (Claudio Mazzenga), Fana (Franca Maresa), Assunta La Bella (Viviana Larice ), Il Delegato Spanò ( Rosario Petix ), Nina Ciampa (Benedetta Borciani).
Tutti assolti da quella “pazzia” che costituisce uno dei temi più drammatici dell’opera di Pirandello, che è la lucida follia di chi sa che l’unica via per nascondere la verità è pronunciarla. Anzi, gridarla. Un aspetto indagato anche da Sciascia, che proprio alla “corda pazza” intitolò un intero volume nel 1970, dedicato a scrittori e cose della Sicilia.
L’applauso sincero e caloroso dei messinesi nei confronti di Lo Monaco e di tutta la compagnia è stato più che meritato. E lo stesso Lo Monaco, che il teatro messinese lo conosce bene, per essere stato anche direttore della prosa per l’Ente dal 2000 al 2003, si è concesso qualche battuta dopo il lungo saluto, un po’ stupito dei molti posti vuoti.
Un’assenza non meritata. Un’assenza che ci auguriamo (anche se non è nostro costume “sponsorizzare” alcunchè) non si ripeta per le prossime repliche. Sarebbe una assenza ingiustificata. Per Lo Monaco, per Pirandello, per il Teatro.(PALMIRA MANCUSO)