La raffineria di Milazzo è sempre stata una questione scottante nella città mamertina: da un lato è considerata da molti una fonte sicura di lavoro, dall’altra molti abitanti si domandano se i suoi fumi grigi possano essere collegati all’altissima incidenza di tumori nella loro area. Negli anni si sono condotte molte indagini che sin ad oggi hanno portato ad una sola certezza: la struttura potrebbe trovarsi impreparata ad una delle tante catastrofi naturali prevedibili in un territorio delicato qual è la costa tirrenica messinese. Pur non essendovi dunque conferme né smentite circa la portata cancerogena di eventuali emissioni, il petrolchimico sarebbe un potenziale pericolo. Una breve ma dettagliata cronostoria delle varie inchieste e dei conseguenti rapporti tecnici sulla struttura è stata in questi giorni depositata presso il Comune di Milazzo e la Procura di Barcellona dal consigliere Giuseppe Marano che se ne è servito per porre una “scottante” interrogazione.
Dopo aver ricordato cosa si intende con “inquinamento atmosferico”, citando il D. Lgs. 3 aprile 2006 n. 152, il consigliere ricorda anzitutto le note del febbraio e del marzo 2012 in cui si riporta notizia della fuoriuscita di idrocarburi e fumi molesti dalla struttura. In entrambe le occasioni vi furono lievi malori tra gli abitanti dell’area che lamentarono problemi respiratori e nausea. Molte furono le proteste e le interrogazioni scritte dei cittadini spaventati da eventi che di fatto avevano reso l’aria quasi irrespirabile. E già questo, ribadisce il consigliere, è un fatto definibile per legge “inquinamento atmosferico”: quest’ultimo si verifica infatti ogniqualvolta si ha una “modificazione dell’aria atmosferica, dovuta all’introduzione nella stessa di una o di più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per la salute umana o per la qualità dell’ambiente”.
In seguito alle note ed alle segnalazioni pubbliche, il 15 ed il 16 maggio scorsi la raffineria fu sottoposta ad un’ispezione da un Gruppo di Lavoro nominato dal CTR per l’Istruttoria del Rapporto di Sicurezza ai sensi dell’art. 21 del Dlgs 334/99, che dichiarò come nella struttura “si evince uno stato di pericolo per la collettività in particolare sui seguenti punti:
1. Rischio sismico per carenze sulle verifiche sismiche sugli impianti esistenti, la RM ha dichiarato “… di aver effettuato verifiche solo su edifici civili e sulle fondazioni degli impianti. …”;
2. Rischio idrogeologico in quanto “ … sono stati evidenziati i possibili effetti di eventi naturali (inondazioni, onde anomale) sulla Raffineria: di questi non è stato tenuto conto all’interno del RdS. …”;
3. Sono stati chiesti “… chiarimenti sull’analisi storica condotta nel RdS 2010: è stata rilevata l’assenza di eventi sismici, rilasci istantanei, interconnecting, eventi legati ad urto di una nave su pontile.”;
…
9. E’ stata rilevata l’inadeguatezza della caserma della squadra dei vigili del fuoco aziendali, sia in termini di posizione sia in termini di protezione;
10. E’ stato rilevato che le verifiche periodiche degli impianti AI prevedono esclusivamente verifiche di funzionalità degli impianti e non sono previste misurazioni dei loro parametri prestazionali per la verifica della reale efficacia degli stessi;
11. Che da verifiche a campione dei PEI (piani di emergenza interna) di reparto è stata rilevata l’assenza di schede di intervento dedicate al contrasto degli eventi incidentali ritenuti credibili all’interno di alcuni impianti;
12. E’ stato rilevato presso l’impianto LC Finer: Top 3 e 7, fuoriuscita di gasolio e idrogeno solforato da pompa P105 e perdita da linea gas di riciclo da forno F102;
Il risultato della visita tecnica fu quindi un richiamo alla gestione del petrolchimico, con annessa richiesta di chiarimenti circa i parametri di scelta e predisposizione delle misure di sicurezza. Ad oggi non ci è dato sapere se gli organi di gestione della Raffineria abbiano mai dato risposta a quella prima, ufficiale, richiesta di chiarimenti, cosicché Marano oggi scrive all’amministrazione chiedendole di prendere in esame la possibilità di ulteriori ispezioni (poiché i cattivi odori persistono) cui far seguire esaurienti risposte:
“Si chiede con carattere d’urgenza alla S.S. quali siano le iniziative che intende intraprendere come Ufficiale di governo a norma di legge, in qualità di massima Autorità Sanitaria del Comune di Milazzo.
Si chiede con carattere d’urgenza alla S.S se non sia il caso di diffidare il gestore dello stabilimento ad eseguire i lavori di adeguamento così come previsto dal verbale dello stesso CTR, oppure ordinare la sospensione dell’attività fino a quando non vengono adottate tutte le misure richieste, a salvaguardia della salute di un intero territorio.
Si chiede con carattere d’urgenza se non sia il caso di richiedere la revoca di tutte le autorizzazioni, agibilità e concessioni edilizie, non ultima quella sull’Impianto ad Idrogeno di recente costruzione.
Si chiede con carattere d’urgenza alla S.S. se non sia il caso di presentare una denuncia cautelativa alla Procura della Repubblica competente su quanto emerso dai documenti ufficiali in suo possesso e redatti dagli organi regionali di controllo quali Arpa Sicilia, Ispra, Ministero, CTR (comitato tecnico regionale), documenti che evidenziano determinate criticità sia in termini di salute pubblica che in termini di sicurezza e rischi per i residenti di tutto il comprensorio.
Si chiede con carattere d’urgenza alla S.S. se, considerato tutto ciò, non sia il caso di chiedere al Ministero competente la revoca dell’AIA (Autorizzazione integrata ambientale) rilasciata a febbraio del 2011 su tutti gli impianti della Raffineria di Milazzo.”
Per tutto ciò è stata richiesta una risposta entro il termine di 60 giorni, essendo domande già in parte poste dalla commissione esaminatrice dello scorso maggio. Non resta dunque che attendere, nella speranza che questa non sia destinata a diventare l’ennesima interrogazione persa nei meandri della burocrazia. (CARMEN MERLINO)