“La Natura ci salverà”, con questo slogan Renato Accorinti apre il terzo degli appuntamenti con la cittadinanza, previsti nel suo calendario elettorale. La realizzazione di un programma scritto a più mani è l’obiettivo primario e, stando al numero di partecipanti che finora han preso parte agli incontri, sembrerebbe sulla buona strada per poter dire, a stretto giro di posta, di averlo raggiunto.
Mentre su social networks e siti d’informazione si discute e dibatte circa le tematiche calde, nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca cittadini e tecnici si siedono intorno ad un ideale tavolo, per venire a capo delle questioni messinesi che, che da tempi immemori, costituiscono voci in rosso sulle liste di ciò che danneggia la città.
Questo giovedìsi èscelto di dar spazio ad una tematica di estrema importanza quale l’ambiente, spesso sottovalutato come risorsa e strumento di crescita, non solo etica e civile ma anche -e ci sarebbe da dire soprattutto- economica. In apertura, il candidato sindaco ha voluto ricordare come, anche in passato, si fossero avanzate proposte ai dirigenti locali per operare degli interventi di riqualifica delle aree militari, riconvertendole in spazi verdi aperti al pubblico, sul modello di città come Bologna (si è menzionato il Parco Spadolini nel capoluogo emiliano, rifunzionalizzato dopo la dismissione come area militare).
Accorinti ha inoltre raccontato della richiesta inoltrata per consentire al suo gruppo scolastico di piantare degli alberi nell’area circostante l’istituto Enzo Drago (con planimetrie alla mano). “Non ci hanno dato l’autorizzazione, vi rendete conto? Ma mentre loro dicevano di no ci pensava la natura a darci l’ok, l’autorizzazione ce la dà prima di tutto la Madre Terra!” L’applauso spontaneo risulta quasi obbligatorio.
E a proposito di alberi e bambini, Daniele Ialacqua, presidente di Legambiente Messina, menziona nel suo intervento -il primo in scaletta- la legge 113, approvata da Camera e Senato nel gennaio del 1992, che cosìrecita: “Obbligo per il comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica.”
Verrebbe da chiedersi in che cassetto del mobile del dimenticatoio i nostri dirigenti l’abbiano occultata in questi ventuno anni di mancata applicazione. “I temi dell’ambiente sono sempre stati dei temi cenerentola, mai inseriti in programma salvo sbandierarli per raccogliere il consenso di qualche frangia sensibile al problema”, tuona il numero uno peloritano dell’associazione ambientalista.
Ialacqua ha rapidamente presentato quello che ha definito “l’alfabeto di una città ecosostenibile”, parlando di greeneconomy e di distretti di economia solidale, segnalando come, da dati ufficiali, Messina rientri fra le città econosostenibili “non si capisce proprio come questo sia possibile”, commenta.
Dunque le proposte: la revisione della struttura interna dell’assessorato alle politiche ambientali con netta revisione di deleghe e mansioni “perchèqui rientrano competenze come quella sull’edilizia cimiteriale e il T.S.O e non invece impianti elettrici e illuminazione pubblica come a Torino o relative all’urbanistica come a Bologna?”, chiede retorico. Critica la gestione dei dati sulla qualità dell’aria in città “non esistono, non vengono rilevati e chi li rileva non li pubblica.” A suo dire esiste un intreccio assai bizzarro: “la Provincia Regionale possiede le centraline, ma non le competenze; l’ARPA invece ha le competenze ma non le centraline.” La summa è facilmente deducibile. Cita, infine, dati reperiti da una relazione firmata dall’ex assessore alle politiche del territorio, avv. Corvaja, risalente al 2010, nella quale è stimato che, in città, gli spazi verdi per cittadino risultino equivalere alla media di 0,22mq/per abitante. Di questa superficie, si pensi che gli spazi gioco pubblici per bambini coprono circa un quarto. Per capirci meglio, si tratta circa dell’area occupata da un foglio di quadernone su un immenso scrittoio, e per le attività ludiche è riservato (per ciascuno) la metà della metà di quel foglio.
Non sembra il risultato di un lavoro amministrativo che abbia mai puntato a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Ma forse si sono confusi gli alberi con i palazzi.
Questa èpiùo meno l’ironica parafrasi che compiamo dell’-invece serissimo- intervento di Anna Giordano del WWF che, avvalendosi di immagini satellitari (fonte Google Heart), ha mostrato alla platea l’evoluzione (o forse è più corretto involuzione) del territorio locale nel corso dei decenni. Torrente Trapani, stazione elettrica di Terna, cava sita nella zona dell’Annunziata e, rimanendo nella stessa zona, segnala la pericolosità della fiumara dell’Annunziata, che “essendo tombinata, ossia coperta, non viene considerata fiumara. Bè che questi signori lo spieghino all’acqua piovana, che convoglia lì, che non si tratta di una fiumara perchè tombinata”.
C’èspazio anche per la questione Ponte e l’impatto ambientale che quest’opera avrebbe per l’ecosistema dello Stretto; si ricorda Giampilieri, invitando tutti a lavorare per la prevenzione come primo passo per salvare vite umane. Ma d’altro canto, proprio in merito a ciò, la Giordano dichiara: “non c’è un euro per la messa in sicurezza delle scuole dal rischio sismico. Ma scherziamo? Abbiamo dimenticato dove viviamo? Questa è una città ad altissimo rischio.” E chiude il suo intervento con un enunciato che vale la pena riportare: “E’ vero, siamo stati trattati male ma questo perchè noi ci facciamo trattare male. Adesso reagiamo, non stiamo più a guardare”.
Prima di lasciar spazio al dibattito, èla volta del dott. Ettore Lombardo, dir. tecnico dell’Azienda Foreste Demaniali di Messina. Spiega l’importanza delle rocce del nostro territorio, vecchie 1.700 milioni di anni, ben più di altri agglomerati rocciosi dell’isola. Sostiene l’importanza di un ambiente come risorsa produttiva sotto numerosi punti di vista. Ripercorre una storia fatta di campi, allevamenti, agricoltura ma anche disboscamenti e incendi. “Volete vi dica cosa penso e ho già proposto in passato? Un esproprio da parte del Comune, relativo a quelle terre lasciate in stato di abbandono, dopo vent’anni di accertata incuria” A beneficio di chi non avesse chiaro il concetto, la negligenza di certi privati, che non si occupano delle loro terre, cagiona un incremento della portata degli incendi che devastano i nostri colli e ogni anno mettono a rischio la sicurezza di chi vive in quelle zone.
Cosa si chiede al bosco? Ieri erano i prodotti, oggi i servizi. Il reale cancro che ci tiene schiavi di una condizione di stallo è, però, l’ignoranza generale sulla quale si gioca. Si è diffuso per troppo tempo il falso credo che produrre senza inquinare o prendersi cura dell’ambiente costituisca un dispendio di risorse, prima di tutto economiche, smisurato e svantaggioso. La realtà dei fatti è molto diversa ma, affinché questa consapevolezza si diffonda, è necessario, in primis, essere informati, e consentiteci di suggerirvi una ricerca on line: scoprirete che non solo è possibile ma sarebbe anche estremamente conveniente, per migliorare la qualità della vita ma anche per creare nuovi posti di lavoro e iniziare a sprecare meno denaro, tempo, risorse e salute, che invece sciupiamo, seguendo un regime biologico che danneggia noi e l’ambiente che ci circonda, con conseguenze che, sempre più, sono evidenti e talvolta clamorosamente tragiche.
Ecosostenibilità non è un concetto che si riduce ad una pista ciclabile, è un nuovo modo di vivere la vita e la città, nonchè (e lo sottolineiamo) il lavoro e l’economia. Ci sembrava doveroso comunicarlo a quanti non lo avessero fin qui compreso, dirigenti e amministratori in primis. Prossimo appuntamento con gli incontri a Palazzo Zanca, martedìprossimo!(ELEONORA URZI’)