“Tsunami è un termine giapponese, usato per indicare un anomalo moto ondoso del mare, originato da eventi che comportino uno spostamento improvviso di una grande massa d’acqua quali, per esempio, una frana, un’eruzione vulcanica sottomarina o un impatto meteoritico”, questa è la definizione da enciclopedia.
A beneficio di quanti stamane non fossero stati presenti a Piazza Cairoli per assistere allo “spettacomizio” di Grillo (un po’ meno “spetta” e un po’ più “comizio” in realtà rispetto all’ultimo incontro a Messina, tenutosi in vista delle elezioni regionali) spieghiamo che questo Tsunami ha ben altre fattezze. Non è fatto d’acqua in movimento ma di parole che con nettezza arrivano ad una massa che ieri guardava a quel personaggio come “pubblico”, oggi gli rivolge attenzione in qualità di “elettorato”.
Dunque ecco il leader … pardon, il garante del Movimento 5 Stelle, già perchè il Beppe nazionale ci tiene a puntualizzare la natura del suo ruolo all’interno di un gruppo di cittadini che vuol partecipare la politica attiva in modo concreto. E il primo punto in discussione è esattamente la proposta di realizzare dei referendum propositivi sulle materie calde della politica nazionale, senza dover sottostare alla logica del quorum. In buona sostanza un’applicazione che molti politologi dell’era moderna propugnano come ritorno inevitabile alla democrazia diretta vigente nellepolis di classica memoria. Circa l’annosa questione lavoro (o assenza di esso) la proposta attiene alla creazione del cosiddetto “reddito di cittadinanza”, una sorta di fondo utile a fornire un sussidio triennale a quanti abbiano perso il proprio impiego. In sinergia con l’ufficio di collocamento si tenterebbe di operare un reinserimento professionale, a seconda delle competenze del disoccupato, e, nel caso limite di tre rifiuti del posto di lavoro, il sussidio verrebbe poi sospeso. “E’ una cosa che esiste in ogni Paese civile, solo in Italia e in Grecia non si applica!”, denuncia Grillo.
E ancora, introduzione della class action, pagamenti statali obbligati entro i sessanta giorni, pena denuncia ed entrata in mora del debitore; diminuzione della tassazione dell’impresa, che ad oggi arriva al 70%, demotivando chi ha capitale da convogliare in una attività produttiva al mantenimento di questo entro i confini del nostro Stato; creazione di una banca pubblica che abbia come massimo dirigente il Presidente della Repubblica e che crei un fondo per finanziare la piccola impresa; ancora, la revisione della soglia di contributi da versare per i lavoratori dipendenti al di sotto dei 35 anni e il raggiungimento dell’età pensionabile a 60 anni per lasciare spazio alle giovani risorse umane.
Una tra le proposte che in assoluto suscita maggior consenso e viene accompagnata da un plauso roboante è la chiusura di Equitalia, ormai sinonimo di opaca angoscia per gli italiani, sostituita da sportelli e uffici aperti e totalmente gestiti dalle amministrazioni.
Ovviamente la parola “tagli” trova spazio in questo speaker’s corner: “Tagliamo stipendi, doppi stipendi, vitalizi, provincie. Accorpiamo i comuni al sotto di 5000 abitanti. Tagliamo i fondi che ogni anno vengono stanziati per mantenere le truppe italiane in Afghanistan. Noi vogliamo uno Stato che ci faccia vivere bene non che ci mandi a morire!”, e vai di applauso fragoroso.
Circa la patrimoniale poi, la posizione del M5S sembra essere in accordo con quella assunta pubblicamente, fino ad oggi, anche da altri partiti tradizionali, seppur con argomentazioni a sostegno ben diverse. “La patrimoniale non serve. Tutto ciò che c’era da pagare è già stato pagato. Chi ha investito in fondi, chi ha comprato immobili, oggi si ritrova ad avere una perdita di almeno il 30% sul valore del suo investimento. Questa come patrimoniale basta e avanza”.
Insomma Grillo è chiaro. A suo dire, ogni decisione deve passare dalla gente prima di tutto e a chi lo attacca, definendolo “uno dei tanti venditori di fumo”, lui risponde di dare uno sguardo ai risultati che si stanno ottenendo -anche- in Sicilia, grazie alla presenza di 15 esponenti del movimento all’Ars, e cede la parola alla messinese neoconsigliera regionale Valentina Zafarana. Lei stessa snocciola alcuni dati e suggerisce agli scettici -ma anche a chi si è già mostrato fidelizzato al movimento “grillino”- di seguire le dirette dei consigli dell’Assemblea regionale, trasmessi in streaming sul sito dell’Ars.
“Noi stiamo riempiendo quel vuoto fatto di scontenti e disillusi che nel resto d’Europa è colmato da movimenti neonazisti e da facinorosi antisemiti” continua il garante.
Arriva il momento di prendere la parola anche per i candidati “a cinque stelle” alle prossime politiche, tra cui spicca il nome del giovanissimo Francesco D’Uva, messinese neolaureato in chimica. Le vertenzeTriscele, Sicilia Limoni ma anche Metromare e partecipate vengono poste in primo piano, così come le questioni relative ai teatri “Vittorio Emanuele” e “Teatro in Fiera”. Dal pubblico si leva un appello accorato di un giovane di Giampilieri, realtà abbandonata a se stessa. “Ifondi destinati a quella zona, il sig. Lombardo li ha utilizzati per pagare i suoi pianisti. E adesso ha anche la faccia di ripresentarsi come portavoce delle istanze della gente”, lo accusa Grillo ricordando che impiego venne fatto di una parte degli stanziamenti che sarebbero dovuti andare alla zona colpita dall’alluvione del 2009.
Non mancano gli attacchi al Pd in merito alla faccenda Mps: “sapete qual è la prima attività finanziaria in Italia? Il riciclaggio del denaro sporco e questo, signori miei, non passa per le pasticcerie e i negozi ma attraverso le banche!”
In questo rimbalzo di argomenti, sono state dette molte cose e l’intervento del pubblico è stato continuato e vivace per un comizio-confronto che si è rivelato positivamente inconsueto per l’elettorato italiano, assuefatto alle “parole” dei propri interlocutori politici della prima come della seconda repubblica.
Su un punto però si è accesa la polemica, in virtù di mezze risposte e risposte negate del tutto da Grillo che ha lasciato “ai suoi” il compito di sbrogliare il bandolo della matassa. “L’appoggio a Renato Accorinti sindaco ci sarà o no?”, è stato chiesto. La risposta ha tardato ad arrivare con nettezza ma alla fine è stato negato ogni tipo di sostegno, pur ribadendo la stima verso il professore candidato allo scranno più ambito di Palazzo Zanca. Peccato che all’attenta redazione di Radiostreet non sia sfuggito, appena due settimane fa, un tweet pubblicato dall’account M5Smessina di cui qualcuno oggi ha negato l’esistenza (mentre Grillo ascoltava ma fingeva di non sentire, eludendo ogni risposta). Ma questa è un’altra storia che richiede un pezzo a sé. (ELEONORA URZI’)