C’è chi continua a chiamarlo “spettacolo”. Di fatto, il concetto della tournee come fosse un concerto o una messinscena teatrale, lo porta all’interno della nomenclatura stessa con cui è stato etichettato: lo Tsunami Tour è un comizio politico a tutti gli effetti, altro che.
Dopo tre mesi e venti giorni esatti da quella traversata dello Stretto a nuoto, che segnò il suo singolare arrivo a Messina, Beppe Grillo torna nel capoluogo Siciliano per incontrare nuovamente il pubblico di aventi diritto al voto domattina alle 12.00, a Piazza Cairoli.
Il co-fondatore del Movimento 5Stelle che il 10 ottobre 2012 aveva presentato i candidati zanclei della sua lista all’Ars nella nostra città, torna a parlare ai messinesi da un pulpito che verrà eretto in una delle principali piazze cittadine.
C’è grande attesa per questo nuovo incontro che secondo alcuni vedrà un numero di partecipanti inferiore rispetto a quello precedente alla tornata delle regionali.
Nell’attesa di comprendere “cosa ne sarà” (cit.) cerchiamo però di valutare la situazione locale in virtù delle news che arrivano da Palazzo Zanca.
E’ di ieri la notizia della firma del Commissario Straordinario del Comune, Luigi Croce del “Piano di riequilibrio finanziario pluriennale 2013-2022”, necessario per ottenere dalla Regione Sicilia i 33mln di euro, da sommare ai 50mln che in un secondo momento il Governo Nazionale dovrebbe versare nelle casse del Comune , per salvare Messina dal dissesto (almeno per il momento, aggiungeremmo). Il prestito (perchè vogliamo ricordare che di questo si tratta) consentirebbe di evitare la dichiarazione di default che da mesi aleggia sulle teste dei messinesi come uno spauracchio terrorizzante e che è stato argomento di dibattito tra quanti lo demonizzavano (forse, in parte anche per via della tanto temuta incandidabilità dei “responsabili” per dieci anni) e altri che, invece, avevano mostrato una propensione verso questa soluzione.
Ma qual è l’utilità di questo “Piano”?Semplificando al massimo il tutto, si tratta di un prospetto finanziario atto a mostrare la capacità del Comune peloritano di restituire il denaro che i governi -nazionale e regionale, grazie all’ormai noto fondo “Salva Comuni” e al “Fondo di Rotazione”-faranno confluire nelle casse dell’amministrazione comunale, per toppare quel gap, che ha reso la dichiarazione di default una possibilità molto concreta. Della somma totale, Messina deve essere in grado di restituire oltre 50 milioni sommati a quei 33 mln che verrebbero stanziati dalla Regione per il suo “Salva Comuni”.
“Ma questi soldi, una città in ginocchio come la nostra, dove dovrebbe prenderli?” viene spontaneo chiedersi. Il Piano si basa sul rimpinguamento delle casse comunali grazie all’aumento e la riscossione delle imposte “di casa nostra”. (per intenderci, il consiglio ha stabilito che a Messina tocchi l’aliquota massima di Imu e così continuerà ad essere nei prossimi anni – salvo che un governo illuminato non la elimini quantomeno dalla prima casa-; così come anche la Tarsu che in realtà oggi ha un altro nome e anche un altro costo rispetto alla consueta imposta. Si chiamerà Tares e costerà alle famiglie italiane il 29% circa in più rispetto alla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani a cui eravamo abituati. Usiamo il tempo futuro perchè nonostante fosse prevista la sua entrata in vigore a gennaio 2013, il governo Monti, presumibilmente per ragioni elettorali, ha consentito lo slittamento del pagamento di questa a luglio. Non gongolino i signori contribuenti giacchè questa si sommerà in estate, all’altra rata dell’Imu da versare: ergo, la stagione calda verrà inaugurata con un vero e proprio salasso).
Tagli è la seconda parola d’ordine prevista dal piano: la spesa dovrebbe essere ridotta grazie ai pensionamenti che entro i prossimi dieci anni, dovrebbero vedere una riduzione del personale di oltre 700 unità; ancora, conclusione dei mutui e riduzione dei fitti passivi avrebbero un peso specifico di svariati milioni. Ma oltre a ridurre le spese, si parla anche -ovviamente- di entrate che dovrebbero riguardare la riduzione obbligatoria dei servizi (quali?) e un incremento arriverebbe da quelli a domanda individuale.
Inoltre il Commissario Croce ha approvato la delibera del “Contratto di servizio” che regolerà i rapporti tra Amam e Comune, relativamente alla gestione del servizio di Acquedotto. Conseguenza di tale approvazione è che l’Azienda dovrà coprire i costi del servizio integrato.
“Come?” vi starete chiedendo ancora. Bè chiaramente aumentando il costo della fornitura del servizio idrico, che (altrettanto chiaramente) comporterà un ulteriore aggravio nelle tasche dei nostri concittadini che, per “salvare Messina”- massacrata da dirigenze evidentemente inadeguate- si ritroveranno, domani più di oggi, ad aver bisogno che qualcuno salvi loro. E quant’è vero che quando hai bisogno di una mano, l’ideale è che guardi alla fine del tuo braccio, allo stesso modo, è dubbio che assistenza e sostegno pubblico giungeranno concretamente alle migliaia di famiglie le cui difficoltà economiche adesso iniziano sempre più ad avere il sapore di vera e propria impossibilità, un’impossibilità che non afferisce al godere del “lusso” di una cena fuori ma anche soltanto di tirare avanti. E se tra i primi “lussi”, a cadere ci sarà la casa di proprietà (il cui mutuo inizia a diventare impagabile per molti) ci chiediamo “chi” avrà più l’abitazione sulla quale pagare la tanto odiata IMU.
E chissà che il “messia del momento”, il Grillo-parlante che dal web alle piazze anima e motiva i civis a far valere i propri diritti contro una politica affarista, non proponga ,domani, una soluzione per venire a capo di questa nostra crisi perpetua. Una cosa è certa, le battute pungenti e gli attacchi non risparmieranno nessuno dal palco dello Tsunami Tour ma, giacchè c’è poco da ridere, stiamo attenti a non chiamar Grillo “comico”, perchè questo non è uno show ma la campagna elettorale! (ELEONORA URZI’)