Una storia che rappresenta una sfida continua alla vita, l’imbattersi per settant’anni contro barriere architettoniche e non solo, e poi la grande capacità di cogliere in ogni momento il senso dell’esistenza, anche con semplicità, con umorismo sagace, e saggiare fino in fondo il gusto dolce-amaro della vita. È la storia del prof. Antonio Guidi racchiusa dentro il suo libro Con gli occhi di un burattino di legno (edito da Rubettino), presentato ieri presso il Royal Palace Hotel. L’evento è stato organizzato dalla fondazione Aurora Onlus, di cui sono soci l’AOU Policlinico di Messina, la UILDM, l’AISLA, Telethon e l’Università di Messina, con il patrocinio del club Rotary Messina Peloro.
Un’importante occasione non solo per parlare di disabilità, ma anche per promuovere il nuovo Centro Nemo Sud, una struttura di riferimento regionale per le malattie neuromuscolari rare del AOU Policlinico di Messina la cui apertura avverrà tra la fine di febbraio e inizio marzo.
Il prof. Giuseppe Vita, direttore del centro e primario del reparto di neurologia, si è mostrato soddisfatto di presentare una nuova realtà medica capace di supportare non solo la cura della persona nella sua globalità fisica, ma anche psichica, affettiva e relazionale, coinvolgendo il suo contesto familiare, sociale e ambientale.
«Questo progetto nasce da un sogno, – ha dichiarato il prof. Vita – perché tutti noi professionisti vogliamo aspirare al massimo. L’obiettivo è stato quello di far nascere e crescere un settore diagnostico e terapeutico per malattie neuromuscolari che sono sempre più frequenti e di cui bisogna occuparsi anche se non ci sono, apparentemente, terapie risolutive. È un progetto coltivato da ben tre anni, non esente da difficoltà burocratiche ed economiche, ma che è stato concretizzato grazie alla perseveranza». L’importanza di tale centro è data dal fatto che si tratta della seconda struttura in Italia, dopo quella di Milano, capace non solo di abbracciare tutto il meridione, ma anche i paesi del Mediterraneo.
Tra i presenti in sala anche il Rettore Tomasello, che ha riconosciuto nel prof. Guidi la dimostrazione di impegno sociale e civile, e si è dimostrato entusiasta della realizzazione del Nemo Sud, tanto da ammettere di apprezzare «coloro che producono opere e fatti e non solo parole o scatole vuote. Questo centro è una testimonianza forte per i cittadini, perché si mette al servizio della gente, perché ristabilisce quella comunicazione medico-paziente che è alla base di ogni cura. Il merito del prof. Vita è stato anche quello di essersi circondato di una straordinaria equipe di ricercatori eccellenti».
Il giornalista Gigi Cartagenova ha evidenziato come in Con gli occhi di un burattino di legno ci sia in noi la paura del diverso, la paura di porsi davanti allo specchio e scoprire un io altro, che spesso cerchiamo di ignorare. «Il messaggio del libro – ha dichiarato il giornalista – risiede nell’intento di andare oltre le frontiere difficili dell’assistenza precaria, per invitare ad amare ed essere amati autenticamente».
Il prof. Antonio Guidi ha promosso l’importanza del centro Nemo Sud, tanto da destinare i proventi delle prime dieci copie del suo libro all’associazione. Si tratta di una struttura fondamentale perché capace di abbracciare famiglia, territorio e società. Sulla sua pelle l’ex ministro ha provato la mala sanità: «Chi ha peggiorato la mia condizione, che già in partenza aveva delle difficoltà, ha pensato più al danaro che alla scienza, ma di certo non è riuscito a danneggiare le mie facoltà psichiche, che ancora sono perfettamente lucide!».
Con gli occhi di un burattino di legno parla della sua vita e di quella di tanti altri. Per caso il libro parte proprio da Messina da una mostra-mercato di apparecchiature per disabili, tenutasi presso la Fiera Campionaria. Molto importanti sono le dediche di questo scritto autobiografico: «A mia mamma, protagonista forte della mia vita, che è andata via chissà dove tre giorni prima della pubblicazione del volume. A mio padre, perché non ci eravamo capiti, ma che ho rivalutato durante la scrittura quando mi sono accorto che è stato il coprotagonista della mia malattia. Alla cantante Mina, perché è la colonna sonora della mia vita».
Il libro è un vero e proprio inno alla vita: «Sono nato (quasi) morto nel secondo dopoguerra in una Roma piena di morti. Ho imparato che bisogna avere il potere di essere eroici, perché ci si vergogna spesso della diversità. Grazie alla mia famiglia ho pensato poco alla disabilità. Poi l’incontro fondamentale con la medicina: lì ho fatto i conti con il passato e mi sono dato un futuro. Nel ’93, dopo l’esperienza sindacale, ho avuto compiti impegnativi: ho smesso l’attività diretta di medico e mi sono candidato alle elezioni in extremis nella sicurezza totale di non essere eletto. Appresi dalla TV di essere diventato ministro: durante questo periodo, però, posso essere orgoglioso di aver difeso con forza tante battaglie, come la legge 104 o l’indennità dell’accompagnamento. Mi sono accorto che le leggi se si vuole, si fanno, anche subito».
Con gli occhi di un burattino di legno è un libro dolce-amaro, l’evidenza del percorso di vita complesso di Guidi, che ha alle spalle delle nozze d’argento, un divorzio, i figli, esperienze sindacali e politiche, la cura dei bambini. «Lungo questi 67 anni, ho pensato anche al suicidio, però se non ci fossero stati gli altri, la mia vita sarebbe stata misera, priva di emozioni forti».
Si tratta di un’autobiografia scritta senza reticenza, che porta alto il culto della libertà “terapeutica”, che però, secondo Guidi, per essere mantenuta deve pagare un prezzo. Nonostante tutto, il messaggio fondamentale resta la valorizzazione della vita, come è evidente da una frase del retro di copertina: “La vita non è piena di chance, ma è la chance”.
Nato a Roma nel 1945, Antonio Guidi ha saputo coniugare nella sua lunga carriera la vocazione medica e l’impegno politico, ottenendo eccellenti risultati in entrambi i campi. Specializzatosi in Neuropsichiatria Infantile, ha insegnato Psicologia della Disabilità all’università “la Sapienza” di Roma, e nei primi anni Novanta ha sdoganato il tema della disabilità nei talk-show televisivi raggiungendo una grande notorietà, culminata nel 1994 con la nomina a ministro per la Famiglia e la Solidarietà Sociale. Terminata l’esperienza di governo, ha ricoperto dal 2001 al 2006 la carica di sottosegretario di Stato al Ministero della Salute. È autore di numerose pubblicazioni e volumi tradotti anche all’estero.
CLARISSA COMUNALE