Il processo al Procurato generale di Messina Franco Cassata continua. Con colpi di scena ad ogni udienza, soprattutto vista la difficoltà con cui si cerca di proseguire il dibattimento. Una vicenda che stiamo seguendo attraverso la cronaca diretta, le “impressioni d’udienza” che puntualmente l’avvocato difensore della famiglia di Adolfo Parmaliana, redige. Una vicenda che, se non fosse reale, sarebbe letteratura sciasciana.
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Oggi (20 dicembre 2012) rispetto al processo in corso innanzi al Giudice di pace di Reggio Calabria a carico del Procuratore generale di Messina Antonio Franco Cassata, imputato di diffamazione ai danni della memoria di Adolfo Parmaliana, queste sembreranno piuttosto impressioni marziane, fuori dal mondo.
Avevamo pronosticato “grande frenesia in attesa della decisione”. Quel che abbiamo scoperto, però, era inimmaginabile. Ieri ci viene notificato un atto che fa riferimento al processo Cassata. A firmarlo è un amico di Cassata. Per l’esattezza il dr. Giovandomenico Foti, l’amicizia e la frequentazione del quale con il Procuratore generale di Messina apprendemmo dalla sua viva voce nel corso della prima udienza, allorché costui motivò la sua dichiarazione di astensione dal giudizio. Con l’atto notificatoci ieri l’amico dell’imputato ci ha informato che il 4 dicembre 2012 egli aveva partecipato a una riunione presso la Presidenza della Corte di appello di Reggio Calabria nella quale si era discusso, nientemeno, dell’arringa pronunciata da chi scrive il 29 novembre scorso. Presenti alla riunione, oltre all’amico dell’imputato: il Presidente della Corte di appello di Reggio Calabria, il Presidente del Tribunale di Reggio Calabria e la dr.ssa Lucia Spinella, che del processo a carico dell’amico del dr. Foti è il Giudice, dallo stesso Foti designata. Nella riunione, non si capisce bene ai sensi di quale legge convocata, si sarebbe discusso della legittimità proprio di tale designazione. Ne sarebbe conseguita, per iniziativa dell’amico dell’imputato, la trasmissione degli atti relativi a quella designazione al giudice più anziano dell’ufficio del Giudice di Pace di Reggio Calabria. Non si riesce a capire cosa – e in base a quale legge – dovrebbe fare costui rispetto all’atto del suo superiore, giacché l’amico dell’imputato, come detto, è il coordinatore di quell’ufficio giudiziario. Certo, nessuno poteva prevedere che l’amico dell’imputato, dopo essersi astenuto dal processo e dopo aver, per sovrapprezzo, designato il giudice che sta processando il proprio amico, potesse perfino partecipare a riunioni nelle quali si discute – a che titolo? – del processo. Invece, l’inimmaginabile è capitato. Ma se questo dovesse bastare a far fare a ognuno un salto sulla sedia, è bene avvertire il lettore di queste righe che c’è dell’altro, di ancor più inimmaginabile.
Già, abbiamo appena detto della riunione tenuta sul processo Cassata nell’ufficio del Presidente della Corte di appello di Reggio Calabria. Chi è costui? Non è Carneade, naturalmente. Si chiama Giovanbattista Macrì e fino al mese scorso faceva il Presidente del Tribunale di Messina. Ma non è questo a far sorridere. No, è altro: il dr. Giovanbattista Macrì fu indicato come testimone a discolpa in un processo. Non in un processo qualsiasi. Non ci crederete ma è così: nel processo Cassata. Secondo la lista testimoniale depositata dai difensori di Cassata, il dr. Macrì avrebbe potuto testimoniare quanto e qualmente stimabile sia il Procuratore generale di Messina, come persona e come magistrato, non occorre aggiungere.
La riunione dunque si è tenuta nell’ufficio del testimone indicato dall’imputato e vi ha partecipato un amico dell’imputato. Mai vista una cosa del genere. Mai.
Infatti è da ieri che ci si interroga sulle norme in ragione delle quali si è tenuta la riunione, per quale motivo e per deliberare cosa. Ancora chi scrive non è riuscito a trovarle. Ma non disperiamo. Di sicuro non si troverà la norma in base alla quale l’amico dell’imputato ha potuto ordinare una notifica nel processo a carico dell’imputato amico.
Il lettore comprenderà dunque se stamattina abbiamo dovuto, in conseguenza della notifica dell’atto dell’amico dell’imputato, ricusare la dr.ssa Spinella, giudice del processo Cassata, della quale pure per tutta la durata del processo abbiamo apprezzato il garbo umano. Ci siamo però trovati costretti a chiedere alla Corte di appello di Reggio Calabria se quello che abbiamo appreso è qualcosa che rientra nel panorama noto delle vicende processuali o se, viceversa, è qualcosa di inaudito. Vedremo. Ovvio, una brutta grana per quella Corte, il cui Presidente ha partecipato a quell’immaginifica riunione.
Nel frattempo il processo è stato rinviato al prossimo 10 gennaio. Ormai per l’imputato Cassata è una corsa contro il tempo. Per quanto tempo ancora rimarrà l’unico Procuratore generale d’Italia imputato? Al palazzo di giustizia di Messina tutti sanno già che egli è pronto al pensionamento. Meritato il pensionamento, sicuro. Anzi, auspicabile. (FABIO REPICI)