L’aria fredda di dicembre, le luci colorate ai balconi già pronti per le festività natalizie e le saracinesche dei negozi abbassate dopo la chiusura. Un’auto, una ragazza ancora minorenne, una provincia nella quale ci si conosce tutti.
Lei: una stiratrice appena diciassettenne che non amava temporeggiare prima di far ritorno a casa, terminato il suo lavoro in lavanderia.
Lui: un latitante la cui vera identità era ignorata in paese: era per tutti “l’ingegnere Cannata” ma il nome all’anagrafe aveva un peso tutt’altro che anonimo. Si trattava di Gerlando Alberti Jr, mafioso palermitano e nipote del più noto omonimo detto “U paccarè”, consegnato alla giustizia dal Generale Dalla Chiesa, negli anni ’70.
Mentre era intenta a svolgere le sue solite mansioni lavorative, Graziella trovò, nella tasca della camicia di un cliente, un foglio arrecante il nome del suo proprietario e proprio quel bigliettino -secondo l’accusa-, avrebbe costituito la ragione stessa della condanna a morte della ragazza, giacché in grado di svelare la reale identità dell’Alberti.
Quella sera di dicembre, a sorpresa, la ragazza non rincasò. Nel paesino si pensò si fosse allontanata per una fuga d’amore, la più classica delle “fuitine” , ma bastarono un paio di giorni perché questa ipotesi fosse confutata dall’atroce realtà.
Graziella Campagna era nata nel 1968, anno simbolo di una rivoluzione culturale e sociale che in certi luoghi della nostra Sicilia non ha avuto evidentemente presa quanto ad emancipazione intellettuale, tanto da lasciare-a corredo della vicenda-qualche eco debole di testimoni che sussurravano appena, sovrastati da omertosi silenzi che valsero anche condanne per favoreggiamento. Graziella quel Natale non lo festeggió: il 14 dicembre del 1985 venne ritrovata a Forte Campone, nelle campagne di Villafranca Tirrena, senza vita e con evidenti segni di arma da fuoco sul corpo. I fori erano visibili anche su braccia e mani, tanto da lasciar supporre che la ragazzina avesse tentato di proteggersi in qualche modo, “dopo aver supplicato i suoi carnefici di lasciarla andare”, raccontano i fratelli.
Spettò a Pietro dover effettuare il riconoscimento: “ed era la nostra Graziella”, racconta con la voce rotta da una commozione figlia di un lutto vivo da ormai ventisette anni. Questa mattina, al cospetto di una platea di studenti e insegnanti, lo stesso Pietro e l’altro fratello Pasquale siedono vicini al tavolo dei relatori, allestito per l’occasione ai piedi dell’altare nella parrocchia dedicata a Santa Maria di Gesù.
Dopo un primo appuntamento inaugurato lo scorso novembre dalla sig.ra Maria Falcone, sorella del noto magistrato caduto a Capaci nel 1992 , stamattina, padre Terenzio Pastore, parroco della parrocchia di Provinciale, ha ospitato delegazioni di studenti delle scuole medie e superiori in occasione di un incontro formativo inserito in un progetto di legalità che prevede quattro appuntamenti con i testimoni dei delitti mafiosi (prossimo appuntamento con i familiari di Attilio Manca, il 20 febbraio prossimo).
“Nostra sorella si trovava al posto giusto nel momento giusto, lei stava soltanto lavorando erano quegli uomini nel posto sbagliato” tuona Pietro Campagna. E se durante lo svolgimento della sua attività non avesse rinvenuto quel bigliettino, oggi sarebbe ancora viva. Invece fu freddata atrocemente dai suoi assassini che ne abbandonarono le spoglie a Forte Campone. Cinque colpi di lupara calibro 12 per mettere a tacere Graziella, poco più che ragazzina, colpevole di conoscere il nome di quel latitante. I suoi fratelli parlano dei colpevoli dell’omicidio come di “uomini, nati bambini non assassini. E’ l’educazione alla base di un cambiamento vero. Dai bambini bisogna partire per alimentare la cultura della legalità. Le regole esistono per essere rispettate. La prima figura a combattere quest’illegalità fu proprio Gesù Cristo“. E prima di terminare i loro interventi, i fratelli Campagna non mancano di ricordare il ruolo formativo degli insegnanti che tengono per mano -in questi percorsi di conoscenza di una storia che sottolineano essere “assolutamente nostra”- i loro allievi, educandoli e trasmettendo loro quei valori che spesso vengono messi da parte in favore di una didattica che talvolta risulta decisamente meno utile della conoscenza dell’onesto vivere civile. E’ proprio una di questi docenti, la prof. Alina Mondo a seguire, in collaborazione con padre Terenzio Pastore, l’organizzazione di questi incontri con le scuole. Gli allievi del “VI Istituto comprensivo Ettore Castronovo” di Bordonaro inoltre, coordinati dalla Mondo,introducono le storie e i personaggi a cui sono intitolati i forum con delle performance estremamente suggestive ed emozionanti.
Pregne di emozione anche le parole della giornalista messinese Rosaria Brancato, autrice del libro “Con i tuoi occhi. Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia”, edito da ed. La Zisa, che ha voluto ricordare agli intervenuti come sia importante conservare la memoria di queste tragiche vicende, al fine di creare delle coscienze che si ribellino ad ingiustizie e soprusi, nel rispetto di valori e persone che oggi commemorano una martire la cui morte, dicono i fratelli, “non è stata vana” ; e affinché queste tragedie non cadano nel baratro del dimenticatoio, è dovere morale e intellettuale -di chi è nella condizione di farlo- tramandare queste memorie, che sono a tutti gli effetti pezzi fondamentali della nostra storia siciliana. (ELEONRA URZI’)