“In qualità di componenti di un’associazione operante nel settore della storia, è opportuno precisare che tra le pregevoli fotografie certamente scattate dal Maestro durante il secondo conflitto mondiale, varie risultano invece non essere opera sua”.
E’ bastata questa dichiarazione, affidata ad un comunicato stampa e firmata da un gruppo denominato Festung Siciliazen (un nome che rimanda ai bunker tedeschi di epoca nazista) a movimentare il dibattito sulla mostra dedicata al Maestro Aldo Pintaldi, che dopo una permanenza al Palazzo della Cultura è stata esposta alla Chiesa di Santa Maria Alemanna, dove è visitabile fino al prossimo 15 dicembre.
“Si tratta – hanno scritto i sedicenti storici “anonimi” – in alcuni casi di noti fotogrammi appartenenti ai filmati originali girati nell’agosto del 1943 dai cineoperatori militari americani (US Army Signal Corps), subito dopo l’ingresso in città. Il materiale filmografico e fotografico angloamericano è conservato presso gli archivi del N.A.R.A. dell’US. A.H.E.C. e dell’IWM di Londra, ed è spesso riscontrabile nei rapporti ufficiali dell’epoca come i RAF Middle Est Review o le riviste LIFE, nonché in vari dvd riguardanti la battaglia di Sicilia”.
Un’accusa che se cerca da un lato di screditare il lavoro del curatore della mostra, Roberto Pintaldi, dall’altro ha agevolato il fine divulgativo di una mostra che, tra gli altri, mostra scatti di un periodo estremamente doloroso per la città di Messina, sconvolta dai bombardamenti anglo-americani.
“I componenti dell’associazione non sono stati attenti – ha spiegato Pintaldi – perché è descritto chiaramente che alcuni fotogrammi sono stati tratti dal filmato “Messina un secolo di storia 1870-1960, ricerche cinematografiche di Egidio Bernava”. Lo abbiamo precisato nelle didascalie proprio per evitare di incorrere in interpretazioni erronee. All’interno di quel filmato, comunque, sono presenti foto che ha realizzato mio padre e che ha fornito a vari storici messinesi per la realizzazione di alcuni documentari. Così come quelle di Le Nuove Muse e dell’Istituto Luce che mio padre ha fornito per il restauro. Siamo in possesso dei negativi originali e siamo pronti a farli vedere per dimostrare la nostra buona fede”.