Mille firme hanno varcato, non senza difficoltà, i cancelli del Palazzo. Sono le prime raccolte nel corso della mobilitazione avviata dal Comitato la Nostra Città, per chiedere l’attenzione su un tema non più rinviabile, quello della regolamentazione e della vigilanza sul passaggio dei tir.
Non è stato facile. Le normali anomalie, per usare un ossimoro, hanno prodotto un cortocircuito tra la cittadinanza e la sua amministrazione, tanto che per consegnare fisicamente il plico con le sottoscrizioni è stato interpellato telefonicamente il Presidente del Consiglio Previti che ha dovuto “intercedere” affinchè i vigili urbani in servizio accettassero la busta indirizzata al Commissario Croce. “Non ci sono foto pornografiche, sono le firme dei cittadini che contribuiscono a mantenere il vostro stipendio” ha urlato Saro Visicaro fuori dal cancello che all’arrivo dei manifestanti è stato diligentemente chiuso.
Un episodio che potrebbe riassumere simbolicamente la difficoltà di vivere sentendosi parte attiva in un contesto dove la cittadinanza ha lasciato il passo alla sudditanza. E il dramma del passaggio dei tir, delle strade principali del centro urbano invase dal gommato pesante a tutte le ore del giorno e della notte, del tributo di sangue pagato ai monopolisti del traghettamento, è la prima sfida da affrontare con onestà intellettuale se si vuole riportare Messina da servitù di passaggio a città europea. Una battaglia condotta nel corso degli anni, soffocata dall’illusoria soluzione del porto di Tremestieri mai del tutto funzionante a regime, e che adesso torna ad unire le forze ancora sane e gli uomini e le donne che non hanno mai smesso di amare veramente questa città.
Pensando ad un futuro possibile, ho scelto questa foto: Renato Accorinti e Saro Visicaro. Mi hanno fatto pensare che voglio una città senza Ponte e senza Tir, dove è possibile ancora far valere la voce dei più deboli, dove conta ancora la dignità, la tolleranza, la libertà, il confronto senza paura delle polemiche, perché anche quelle non sono mai sterili. Non voglio una città schiava dei monopoli, economici ed intelletualistici, dei mercenari di idee, degli arrampicatori dell’ultima ora.
Io li vorrei entrambi dentro quel Palazzo. Allora sarei certa che le firme avrebbero davvero il valore che la verità impone e che molti temono e vorrebbero considerare inutili. (PAL.MA.)