Far passare il messaggio che i conti in rosso del Comune siano frutto dei cattivi cittadini-evasori è l’ultima delle manipolazioni giornalistiche. Con Imu e Tarsu, poi, di certo non si riscatterà da una cattiva amministrazione di anni l’immagine di una città dove l’unico obiettivo veramente comune alle forze politiche è l’impunità.
Insomma, evitare il dissesto e, quindi, scaricare sui soli contribuenti, sulle imprese e sulle famiglie gli effetti peggiori di una situazione di default, non è la soluzione che renderà giustizia e farà rinascere Messina.
E per essere obiettivi e capire a chi fa paura la dichiarazione di dissesto basta leggere quanto previsto dal decreto di legge: ovvero che sindaci e presidenti di provincia che hanno contribuito al dissesto “non sono candidabili per 10 anni” a numerose cariche tra cui quelle nelle Giunte e nei consigli e nel Parlamento.
In particolare “Gli amministratori che la Corte dei conti ha riconosciuto, anche in primo grado, responsabili di aver contribuito con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive, al verificarsi del dissesto finanziario – si legge nel testo del dl – non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati. I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili ai sensi del periodo precedente, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo. Non possono altresì – prosegue il decreto legge – ricoprire per un periodo di tempo di dieci anni la carica di assessore comunale, provinciale o regionale né alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici. Ai medesimi soggetti, ove riconosciuti responsabili, le sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti irrogano una sanzione pecuniaria pari ad un minimo di cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione dovuta al momento di commissione della violazione”.
Ovviamente questa ipotesi spaventa non solo gli ultimi amministratori, ma anche i precedenti, dal momento che 240 milioni di debiti non sono certo frutto dei soli ultimi anni della sindacatura Buzzanca, anche se solo due mesi prima dell’arrivo del Commissario Croce, le spese del Comune sono lievitate di quasi 24 milioni di euro, solo in parte destinati alla fine degli svincoli e su cui lo stesso Croce, in conferenza stampa, ha dichiarato di non poter al momento dare altre informazioni, non avendo contezza di tutti gli atti.
Forse anche per questo motivo, nonostante si fosse trovato in minoranza, il Pd (partito di Genovese, sindaco che ha preceduto Buzzanca) contribuì ad approvare il bilancio di previsione nel maggio 2011, salvo poi bocciare post-dimissioni il bilancio consuntivo ad ottobre del 2012.
Insomma, tutto sommato, per i cittadini che il dissesto venga dichiarato o meno la situazione non cambierebbe molto: le lacrime e il sangue, assieme ad un aumento delle tasse, restano inevitabili.
Potremmo però consolarci pensando che per i prossimi dieci anni la politica sarebbe libera dai nomi che già circolano come prossimi “nuovi” amministratori.