La storia del Ponte sullo Stretto, dopo le mappe, i plastici, le cartoline, i megauffici, i carotaggi (superpagati per azzerare le resistenze di alcuni finti no-pontisti),gli effetti-annuncio sugli ipotizzati espropri, le surreali inaugurazioni, conosce ora due nuovi capitoli: l’arrivo dei cinesi opulenti e il disvelamento di misteriose contrattazioni ammantate di segreti.
Dopo gli italo-americani, i giapponesi, gli sceicchi, ora arrivano i cinesi. Tutti, all’apparenza, interessati al business del Ponte, che, purtroppo, sotto il profilo degli utili è assolutamente fallimentare (come dimostrerebbe in maniera elementare una semplice analisi costi-benefici redatta da uno studente al primo anno di ragioneria.
Slanci di beneficenza? Si potrebbe ipotizzare, ma finora l’economia dei derivati non ne ha mai conosciuti.
E veniamo alle segrete trattative, per usare una parola di moda.(vedi Il Fatto, 7/11/2012): in primis c’è il contratto con cui il Governo Berlusconi, il 12/3/2006, affida i lavori alla società contraente generale Eurolink (Impregilo,Condotte, Cooperative Cementisti e Muratori). Poi esiste un secondo documento (di nuovo Berlusconi a Palazzo Chigi) con cui si riavviano le attività nel frattempo sospese. E ancora c’è l’atto aggiuntivo (25/9/2009) che formalizza una consistente variazione di costo (da 4,5 milierdi a 6,4).
Il quarto documento è l’atto di consegna dei lavori (Natale 2009), affidati a cassa vuota.
Il quinto è l’ennesimo atto aggiuntivo (10/9/2010) con un ulteriore innalzamento dei costi a 8,4 miliardi. Ridotti, secondo quanto sostenuto da Ciucci in audizione al Parlamento a 6,3, tagliando le opere collegate al Ponte allo scopo di invogliare gli opulenti cinesi.
Altro che raddoppio della Panoramica…! La prossima volta che il boiardo di Steto, Ciucci, si presenta con la sua faccia di bronzo a Messina, lo accogliamo tutti con una stratosferica pernacchia?(ADELE FORTINO)