Settanta malati gravi e gravissimi, nei giorni scorsi, hanno avviato uno sciopero della fame per ottenere lo sblocco dei soldi al Fondo per la non autosufficienza. Con loro, per dare forza e voce a questa lotta per la dignità, Mina Welby, vedova di Piergiorgio Welby, cofondatore dell’Associazione Luca Coscioni, che dopo la morte del marito ha continuato con la sua testimonianza nei dibattiti pubblici a far riflettere sui temi dell’autodeterminazione della persona, scelte di vita e fine vita, nonché sull’importanza di una assistenza adeguata alla persona malata e la vita indipendente e possibilità di lavoro della persona disabile.
Dall’1 novembre, questa “piccola” grande donna, si è unita anima e corpo a questa battaglia, per sollecitare l’attenzione pubblica e soprattutto quella del governo che ha bloccato 658 milioni di euro, che potrebbero essere in parte destinati al fondo per la non autosufficienza a sostegno dei disabili gravi e gravissimi.
Non è l’unica donna radicale a farsi carico di una battaglia a favore dei diritti dei diversamente abili.
Dalla mezzanotte di sabato 27 novembre, in sciopero della fame, nel solco della tradizione non violenta radicale, è Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata radicale, presidente onoraria dell’Associazione Luca Coscioni, che contesta il Governo che ha disatteso gli impegni assunti nel dicembre del 2011, per quel che riguarda aggiornamento LEA e nomenclatore ausili e protesi.
“I Livelli Essenziali di Assistenza sono, ormai, l’equivalente dell’Araba Fenice – ricorda la Coscioni – ciclicamente e ritualmente evocati, destinati nella pratica a restare lettera morta. L’ennesima conferma in occasione della recentissima conversione del decreto legge del 18 ottobre, che stabilisce l’aggiornamento dei LEA è fissato per il dicembre del 2012, e l’aggiornamento del nomenclatore entro il maggio 2013. Un ennesimo rinvio, dopo che il Governo aveva accolto, il 16 dicembre 2011, un mio ordine del giorno che lo impegnava a emanare il decreto dei LEA entro gennaio di quest’anno!
Il Governo non ha rispettato il suo stesso impegno e il Ministro dell’economia e delle finanze non ha dato comunicazione al Parlamento delle ragioni ostative all’emanazione, così come si era impegnato. Al momento dunque la versione del nomenclatore in vigore è ancora quella del 1999: significa che in tantissimi, casi per disporre di ausili moderni, i malati debbono pagare di persona quello che sarebbe loro diritto avere gratuitamente.
I disabili e le loro famiglie da troppo tempo sono lasciati soli in una situazione di difficoltà spesso disperata e disperante. Per questo dalla mezzanotte di sabato – conclude la deputata radicale – ho intrapreso uno sciopero della fame. Con la mia iniziativa, che, nel solco e nella tradizione nonviolenta radicale, intende essere di dialogo perché la legge e il diritto conclamati siano rispettati, sollecito un pronto intervento da parte del Governo; e in particolare dei ministri Balduzzi e Fornero, rispettivamente ministro della salute e delle politiche sociali”.