LICENZIAMENTI CARONTE& TOURIST: PER I SINDACATI CONFEDERALI LA LEGGE NON FAVORISCE I MARITTIMI

 

 

Nulla da fare. L’unico modo per impedire il licenziamento è dimostrare che quanto dichiarato da Caronte & Tourist in merito alla crisi è falso. Questa la sintesi dell’incontro avvenuto oggi al Royal Hotel, con i sindacati confederali ospiti dell’Armatore. Incontro a cui non è stato ammesso il sindacato dell’Orsa, “non riconosciuto” perché “poco rappresentativo” secondo dei criteri incomprensibili. Di fatto si profilano due scioperi. Uno il 23 ottobre, dichiarato dall’Orsa, ed uno il 6 novembre indetto da Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt Uil, Ugl Mare e Uslac-Uncidim.

“Altro che passività, dal bilancio aziendale del 2011 si è in presenza di utili per quasi due milioni di euro. La richiesta di mobilità del personale da parte di Caronte&Tourist appare, quindi, pretestuosa e infondata”.  A muso duro la Fit Cisl che, nel corso del primo incontro del tavolo di trattativa ha evidenziato come alla base della richiesta di mobilità non vi possano essere motivi economici.

“Non aver voluto ritirare le procedure di riduzione del personale previste dalla legge non depone bene” affermano i segretari provinciali della Fit Cisl Enzo Testa e Domenico De Domenico che hanno sottolineato come “con il pieno utilizzo degli approdi di Tremestieri, che per la Cisl deve avvenire al più presto per liberare la città dal traffico dei tir e considerate le attuali tabelle di armamento, tutta la forza lavoro presente oggi in azienda troverà pieno utilizzo”.

“Ci aspettiamo un cambiamento di atteggiamento da parte della società – conclude Testa – perché a queste condizioni odierne sarà difficile evitare lo scontro sociale”.

Più pessimista appare CGIL che a conclusione dell’incontro ha fatto circolare tra i marittimi, che temono per la discrezionalità della scelta dei licenziati.

“Inviando la lettera per i licenziamenti secondo la legge 223/91 Caronte & Tourist ha di fatto fissato un limite, quello di 45 gg, che prevede la legge per concludere la procedura con o senza accordo e liberarsi di 69 lavoratori.

Si può continuare a discutere all’infinito sulla legittimità o correttezza della procedure, ma quello che è sicuro è che tra 45 giorni l’azienda potrà licenziare e per opporsi ci saranno solo le cause in tribunale con i tempi che tutti conoscono.

In questo momento solo l’azienda e nessun altro può interrompere la procedura e nonostante gli sia stato chiesto ripetutamente nei giorni scorsi e nell’incontro di oggi (19 ottobre 2012) Caronte&Tourist ha detto chiaramente di no.

Quindi la procedura va avanti e la legge prevede, lo si voglia o no – sottolinea CGIL – che i sindacati e l’azienda effettuino un esame congiunto per esaminare le cause che hanno determinato l’esubero del personale e la possibilità di utilizzazione diversa.

Se si vuole smontare la richiesta di  Caronte&Tourist e dimostrare che lo stato di crisi è solo una scusa per licenziare, occorre quindi controllare  i bilanci, le entrate, le uscite, i biglietti, fare il raffronto con quanto l’azienda ha già risparmiato sui lavoratori in questi anni ed alla fine tirare i conti e trovare altre soluzioni.

Tutti vogliamo il ritiro dei  licenziamenti e non c’è nessuno che lo voglia più degli altri – sembra un po’ giustificarsi il sindacato confederale –  ma purtroppo le parole non bastano e se non vogliamo solo perdere tempo, abbiamo l’obbligo di fare  ciò che la legge ci obbliga cioè controllare che ci siano veramente le cause della crisi e nel caso contrario contestarlo subito.

Se l’azienda sostiene che negli ultimi cinque anni ha perso il 23% di traffico è anche vero che negli ultimi cinque anni il risparmio aziendale è stato molto più alto se si pensa che siamo passati da 33 a 23 equipaggi, sono state ridotte le tabelle di armamento.

È stato incrementato il costo del biglietto ed almeno due equipaggi nell’ultimo periodo non sono stati a carico dell’azienda perché pagati tramite il costo del noleggio della nave. (Probabilmente una nave utilizzata a Piombino e noleggiata appunto con l’equipaggio “compreso” nel prezzo).

Se l’azienda vuole utilizzare la causa della crisi deve dimostrare che ciò è vero e quindi tirar fuori le carte e convincere sindacati e lavoratori.

Se il sindacato oltre alla protesta, vuole contrastare veramente l’azienda, deve invece riuscire a dimostrare che quanto sostiene Caronte&Tourist è falso e che il calo di traffico non è motivo sufficiente per liberarsi di 69 lavoratori e che pertanto si devono essere trovate altre soluzioni. Caronte&Tourist ha due problemi: far accettare che i conti sono così in nero da mettere a rischio tutta l’azienda,  ed ottenere un accordo in cui si stabiliscano i criteri con i quali individuare l’esubero.

Caronte&Tourist può fare anche a meno di un accordo sindacale, e la legge, in questo caso, dice che pagherà qualcosa in più, ma alla fine sarà libera di scegliere chi licenziare.

Contro questo piano occorre quindi dimostrare che non esistono i motivi per licenziare e costringere Caronte& Tourist a tornare indietro e formulare altre soluzioni”.

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