PALAZZO ZANCA: CALABRO’ (PD) “DISSESTO ALLE PORTE, COME EVITARLO?”

 

Il coordinatore dei gruppi consiliari del Pd Felice Calabrò interviene con una nota per riportare all’attenzione delle cronache il pericolo incombente del dissesto finanziario.

“Uno dei punti programmatici della precedente amministrazione – scrive –  sbandierato a più non posso fino alla mistificazione, consisteva nel risanamento economico finanziario dell’Ente.

In diverse occasioni questo partito, evidenziando le molteplici criticità del bilancio comunale, ha contestato ai solerti amministratori le scelte – anche di politica economica – poste in essere, scelte che avrebbero esposto (come in effetti si è verificato) le casse comunali a seri e gravosi rischi. Tuttavia, i naviganti, malgrado i reiterati avvisi, non hanno inteso accogliere i buoni consigli che, peraltro, provenivano anche da organi terzi ed imparziali, vedi il Collegio dei Revisori.

Ebbene, seppur non vi è alcun orgoglio, né senso di gioia, nell’affermarlo, oggi a malincuore dobbiamo dire di aver avuto ragione.

Ieri, infatti, il Collegio dei Revisori ha depositato la relazione al consuntivo 2011 (rendiconto 2011), relazione in forza della quale è stata acclarata la deficitarietà strutturale (art. 242 T.U.E.L.) del nostro Ente, con tutto ciò che questo comporta (art. 243 T.U.E.L.), sostanziando di fatto il passaggio da una condizione di equilibrio ad una di non equilibrio.”

Il rappresentante del Pd prova a spiegare nel dettaglio come si è giunti all’attuale situazione.

“I vizi, le criticità, le irregolarità, i rilievi da cui muove l’organo di controllo, sono, ovviamente per grandi linee – attesa l’approfondita analisi tecnica del collegio – tali e quali a quelli rappresentati dal PD, in più e più occasioni. E precisamente: mancata risoluzione e/o incapacità ad affrontare, accertandone la reale consistenza, i rapporti di dare ed avere tra comune di Messina e società partecipate, in particolare ATM e ATO Me 3/Messinambiente; scarsa propensione a recuperare i propri crediti; scarsa capacità a riscuotere le proprie entrate; eccessivo e sistematico ricorso alle anticipazioni di tesoreria che, peraltro, oltre ad appalesare la carenza di liquidità dell’Ente, derivante anche dalla incapacità ad incassare di cui sopra, ha determinato il pagamento di elevati oneri accessori, quali interessi passivi; incapacità ad attuare il piano di dismissioni immobiliari, il cui gettito avrebbe dovuto consentire il pagamento dei debiti fuori bilancio; costante e preoccupante insorgenza di debiti fuori bilancio, tale da evidenziare lo strumento de quo come fenomeno sistematico e strutturale; scarsa pianificazione dei servizi a domanda individuale, che necessiterebbero di maggiori entrate per la copertura delle spese;  e, dulcis in fundo, eccessivi esborsi per spese di rappresentanza che, peraltro, in parte neanche rientrerebbero tra quelle così rubricate dalla legge. Tale ultima evidenza merita una, seppur breve, riflessione. Può, infatti, catalogarsi come spesa di rappresentanza il costo della pianta offerta per l’inaugurazione di un negozio/locale/supermercato a cui è stato invitato il primo cittadino? Possono essere intesi come spese di rappresentanza i costi dei necrologi? Eppure, tali spese ed altre, altrettanto pittoresche, così sono state imputate dalla precedente amministrazione, ed attesa la loro ambigua natura sono state contestate dal collegio, giusta nota del 9 agosto u.s.

Nel merito – continua il consigliere comunale –  la detta relazione meriterebbe una più attenta ed approfondita disamina, ma in tale occasione è importante soffermarsi sul reale ed incontrovertibile dato di fatto emerso: il nostro comune non è mai stato così vicino al dissesto. Infatti, inquadrare il nostro ente tra quelli strutturalmente deficitari, significa averlo collocato nell’anticamera del baratro economico –finanziario. Di tale stato di cose dobbiamo certamente ringraziare l’amministrazione uscente, che, ad onor di cronaca, seppur non esclusivamente responsabile, ha fatto del suo meglio per raggiungere questi ottimi risultati. Forse l’1% di programma non attuato consisteva proprio nel mancato risanamento economico? Invero, capovolgendo il punto di vista, l’obiettivo raggiunto è quello del dissesto economico.

A parte le barzellette – conclude Calabrò – proprie da propaganda elettorale, è evidente che  la precedente amministrazione ha lasciato un comune al disastro, alla rovina, in fase terminale, da cui sarà difficile, se non impossibile, uscire”.  

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