Il Pd, in un documento firmato dal segretario cittadino Grioli e dal coordinatore dei gruppi consiliariCalabrò, ha stilato le ipotesi di lavoro per affrontare la crisi economomico-finanziaria del Comune di Messina , per sottoporle al Commissario Straordinario, Luigi Croce, in vista di un prossimo confronto.
Una lunga nota, che tocca i punti chiave di pericolo di dissesto annunciato e che durante l’amministrazione Buzzanca è stato minimizzato.
“La Corte dei Conti – si legge nel documento – conferma in modo inequivocabile che tutte le preoccupazioni del PD manifestate in questi anni erano più che fondate. E’ lapidario il giudizio sulle mancate scelte in tema di politiche economico-finanziarie. E’mancato in questi anni un governo serio della macchina amministrativa. Non possiamo dimenticare le rassicurazioni del Sindaco che in procinto di abbandonare Palazzo Zanca in piena emergenza si spingeva in maniera disinvolta ad affermare che i conti del comune erano a posto e che la sua amministrazione aveva realizzato pienamente il suo programma.
Non possiamo dimenticare l’istituzione di una commissione di esperti per affrontare i problemi del bilancio fatta alcuni mesi fa sempre dall’ex primo cittadino.
Oggi quell’esperienza è tramontata, però le conseguenze nefaste di questi ultimi 4 anni e mezzo di amministrazione le subiremo ancora per molto tempo. Siamo alla vigilia di un dissesto economico che può determinare forti tensioni sociali. A rischio c’è la stabilità economica di tante famiglie messinesi e la qualità della vita dell’intera comunità cittadina. Per questo, in attesa di un imminente incontro con il Commissario Straordinario del Comune, stiamo mettendo a punto alcune proposte da consegnare allo stesso come contributo per affrontare l’emergenza economico-finanziaria.
La Cortedei Conti ha di fatto etichettato come inefficaci, o meglio come meri indirizzi privi di concretezza, gli atti proposti dalla giunta messinese e approvati dal Consiglio. Invero, noi riteniamo che sia mancata la volontà e la capacità di riorganizzare una macchina efficiente capace di incassare i crediti, razionalizzare la spesa e riallineare i rapporti tra Comune e Società partecipate, ed oggi proviamo rabbia non certo soddisfazione nell’avere conferma delle nostre ragioni.
Nascondere i problemi non equivale a risolverli, equivale, invece, a postergarli, addossandoli alle future generazioni. Per questa ragione sentiamo, sempre più pressante, il dovere di operare in maniera costruttiva nell’esclusivo interesse della nostra città.
Pensiamo si debba da subito riorganizzare la macchina amministrativa attraverso una rigorosa politica del personale che abbandoni le logiche del passato e individui un indirizzo e controllo serrato sull’attività dei dirigenti e dei dipartimenti. Bisogna cominciare dalle indennità di risultato dei dirigenti. Nel momento in cui sono a rischio gli stipendi dei dipendenti e gli obiettivi dell’amministrazione comunale non si possono certo ritenere raggiunti e siamo ad un passo dal dissesto, i dirigenti non possono percepire alcuna indennità di risultato e questo deve essere chiaro a partire dall’individuazione degli obiettivi rispetto ai quali vengono valutati. In questi anni è mancata del tutto una politica del personale, tuttavia c’è stato un attivismo sospetto su spostamenti frequenti di dirigenti e personale, da ultimo i provvedimenti adottati dal reggente Miloro che ha trasferito 45 unità di personale molti nel dipartimento di protezione civile. Tali spostamenti del tutto inopportuni a pochi giorni dall’insediamento del Commissario, andranno valutati e affideremo tale valutazione al Commissario.
Sul fronte dell’entrate
TARSU non denuciata circa 3000 accertamenti da eseguire, rallentamenti causati da esiguità di personale di polizia municipale spesso utilizzato per altri servizi e altri accertamenti.
Mancata riscossione della tassa occupazione impianti pubblicitari a causa della mancanza del regolamento COSAP approvato solo da qualche settimana. Mancati accertamenti e, conseguente, mancata riscossione della tassa di occupazione suolo.
Non si è proceduto alla vendita di circa 1500 alloggi di proprietà del Comune e non si è proceduto alla regolarizzazione dei contratti di locazione per almeno la metà degli alloggi di cui sopra per un diffusa illegittimità di occupazioni che avrebbero richiesto un ufficio fitti attivi dotato di organico e mezzi sufficienti e di una sinergia politico-amministrativa finalizzata al ripristino di efficienza, economicità e legalità nell’intero settore.
Abbiamo quantificato in circa 15 mln di euro l’ammontare delle risorse potenziali che si sarebbero potute ricavare da un’azione rigorosa sui fitti attivi e sulle vendite degli alloggi comunali, a tale entrata, inoltre, andrebbe aggiunto il risparmio sulle manutenzioni, che ad oggi, invece, grava sul comune proprietario.
Non si può trascurare il recupero dei crediti dell’ente, che necessiterebbe di un’azione dell’avvocatura comunale, atta a perseguire il pieno rientro dei crediti attraverso puntuali azioni legali finalizzate ad accertamenti ed ingiunzioni di pagamento.
Però, anche in tale settore la passata amministrazione ha appalesato la propria inadeguatezza, gestendo lo stesso in maniera confusa, infatti, non garantendo una guida sicura e continuativa ha impedito la pianificazione dell’azione, che dovrebbe essere orientata alla riduzione del contenzioso attraverso una oculata gestione dello stesso a livello stragiudiziale.
Sul fronte della uscite
Come detto, la disastrosa gestione dell’ufficio legale, ha determinato conseguenze gravi, e sul fronte dell’entrate che su quello delle uscite. Infatti, il contenzioso legale rappresenta una vera e propria emorragia della spesa corrente, è una delle voci di spesa figlia proprio di un’amministrazione che ha perso il controllo, che non programma, che non governa ma insegue solo emergenze. Es. mancata costituzione in giudizio del Comune per difendersi da ricorsi e vertenze legali (casi eccellenti); La voragine del contenzioso legale dell’Ente richiede un intervento incisivo per fermare l’emorragia, proponiamo un regolamento del contenzioso legale che favorisca le transazioni la dove si valuti ragionevolmente che il Comune ha probabilità di perdere in giudizio e allo stesso tempo è necessario aggredire le cause scatenanti del contenzioso con cittadini ed enti pubblici.
Le gestione delle società partecipate, in particolare Messinambiente e ATM, evidenzia in maniera chiara ed in equivocabile la politica del non scegliere, del lasciar perdere, ovvero del lasciare la patata bollente a chi verrà dopo. L’assenza di scelte ha ha comportato una lenta agonia delle società pubbliche i cui debiti dovranno essere ripianati dal comune proprietario o azionista.
Messinambiente
Abbiamo portato avanti una battaglia finalizzata alla trasformazione di Messinambiente in una società mista, e ciò al fine di individuare un socio privato in grado di fare gli investimenti necessari per realizzare impianti moderni e rilanciare a Messina la raccolta differenziata. Abbiamo chiesto con atti formali che l’Ato Me 3 concentrasse tutti i servizi igienico-ambientali in capo a Messinambiente al fine di evitare sperpero di risorse e ottenere efficienza nei servizi. Secondo le nostre stime questo progetto avrebbe comportato l’emancipazione di Messina dalla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea ed un risparmio di circa 10 mln di euro l’anno. Invece niente di tutto questo è avvenuto, da più di un anno il Sindaco fluttua nell’indecisione tra liquidazione e ricapitalizzazione di Messinambiene, nel frattempo l’ATO ha promosso due bandi di gara andati deserti e il commissario dell’ATO ed il presidente di Messinambiente (entrambi nominati dal Sindaco) si parlano attraverso ricorsi e vertenze presso tribunali civili e amministrativi.
ATM:680 dipendenti, costo personale 24,5 mln di euro l’anno, costo esercizio tram 5,5 mln di euro, il Comune stanzia per l’Atm ogni anno 13 mln di euro + 3 mln nel previsionale 2011, dal 2003 al 2009 il comune non ha mai riconosciuto risorse aggiuntive per il TRAM, la Regione non riconosceva i chilometri percorsi dalla tranvia.
Nell’ultimo triennio l’ex sindaco è riuscito nell’impresa di nominare ben tre commissari, ad oggi non è dato sapere quale contributo i tre incaricati abbiano dato alla soluzione della gravissima crisi in cui versa l’azienda.
Il 28 novembre 2008 è stato siglato l’accordo Comune-Azienda-Sindacati avente ad oggetto il piano industriale, la trasformazione e il risanamento dell’Azienda.
Ad oggi, o meglio ad ieri, l’AC ha prodotto solo una delibera, peraltro più volte ritirata, con la quale si esprimeva la volontà di liquidare l’azienda senza alcuna prospettiva per il futuro. Andrebbe redatto un piano di governance della trasformazione dell’azienda in S.p.a., prevedendo una ricognizione di tutti gli immobili del Comune e dell’Atm funzionali e pertinenti alla mobilità urbana, una proiezione del personale, verificando le unità prossime alla pensione, quelle che si possono formare e convertire per altre funzioni, anche attraverso lo strumento della mobilità, avviare un processo di internalizzazione di servizi oggi esternalizzati dall’azienda trasporti (ES. MANUTENZIONE TRAM). Tutto questo necessita di un piano industriale che includa il reperimento di nuovi bus (per l’acquisto dei quali si potrebbe utilizzare la convenzione Consip, prevista dalla L. 488 del 1999 art. 26, nonché attingere ai finanziamenti europei) condizione principale per garantire un servizio dignitoso ed assicurare il rimborso dei chilometri percorsi da parte della Regione in misura superiore rispetto allo standard attuale. Anche in tale drammatica vicenda, avevamo fornito la via d’uscita, peraltro valutata positivamente dall’Assessorato Regionale ai Trasporti, però la nostra proposta di delibera, si ribadisce valutata positivamente dall’autorità regionale, è stata bocciata in Consiglio Comunale, anche in tale occasione è prevalsa la bieca logica dei numeri.
Siamo convinti – concludono Grioli e Calabrò – che tutto questo richieda coraggio e un nuovo modo di governare, ancorato ai principi, non più derogabili, della spesa pubblica responsabile e della gestione economica efficiente ed efficace della cosa pubblica.
I tempi per una tale opera, ovviamente, non sono brevi, ma certo non possiamo accettare più ricette mistificatrici dell’ultima ora”.