PREFERENZE O COLLEGI?

 

Francamente, non capisco l’ostilità del Pd – e in particolare di Bersani – all’introduzione delle preferenze sulle schede elettorali. Par di capire che la legge in elaborazione abbia già trovato il consenso di tutte parti in causa su alcuni punti fermi, ancora da definire nei particolari. Il primo é una soglia di sbarramento, il secondo un premio di maggioranza, il terzo un listino bloccato (non più di un terzo del totale) dei nominati dalle segreterie di partito. Bene. O quasi bene. Accontentiamoci, tutto é meglio del “Porcellum”.

Ma come eleggere tutti gli altri parlamentari? Tutti dicono di voler dare possibilità di scelta agli elettori. Ma gli uni propongono il sistema proporzionale con le preferenze, gli altri i collegi elettorali. Il Pd preferisce questo secondo sistema. Ma chi sceglierebbe, in questo schema, i candidati nei collegi? Ancora una volta le segreterie dei partiti. E tra listini e collegi, si avrebbe un parlamento di nominati, come avveniva con il “Porcellum”. Altro sarebbe se la scelta dei candidati avvenisse con un’elezione primaria alla quale partecipassero tutti gli elettori della stessa tendenza. Ma questa soluzione non é prevista.

Andiamo alle preferenze. Non c’é dubbio che negli ultimi tempi della prima repubblica questo sistema abbia generato parecchie conseguenze negative. Spese enormi di denaro dei candidati più facoltosi, compra-vendita dei voti, guerre aperte e alleanze ibride tra i candidati. Ma é altrettanto vero che nel mezzo secolo in cui é stato adottato, sono arrivate in parlamento classi dirigenti serie, esponenti di partiti dalle matrici ideologiche precise, radicati nella società, deputati e senatori che anteponevano il bene pubblico agli interessi particolari.

Nulla a che vedere con i tanti Scilipoti che hanno affollato negli ultimi tempi le aule di Montecitorio e di palazzo Madama. E allora perché questa ostilità, proprio in quei settori di sinistra che dovrebbero fare del voto popolare la loro bandiera? (GIUSEPPE LOTETA)

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