Sono trascorsi appena cento giorni, o poco più, dall’insediamento della nuova amministrazione Barcellonese e già si hanno le prime proteste. Proteste che trovano appoggio anche sulle pagine dei giornali che, però, ne stanno parlando senza citare i termini di legge che sono dietro gli “impopolari” provvedimenti cui il neosindaco e la sua giunta sono tenuti a ricorrere.
Un insieme di leggi esistenti da anni che nel passato pare – il condizionale è d’obbligo – non siano state applicate del tutto, con la conseguente nascita di molti problemi oggi all’ordine del giorno.
Il più delicato e spiacevole, trattandosi di categorie di lavoratori, è quello dei precari: questi stanno fornendo materiale per numerosi articoli, anche su questa testata; ma i “precari” che negli ultimi giorni stanno chiamando a sé l’attenzione dei giornali (in particolare il Giornale di Sicilia) sono appartenenti alle società che le normative chiamano “partecipate”, ovvero le meglio conosciute “cooperative esterne”.
Tale personale è il frutto di una “esternalizzazione”- un passato accordo tra un privato ed il pubblico – e non di un rapporto interno all’ente stesso. Da anni questa tipologia di contratto ha attirato le critiche dei vari ministeri i quali hanno spesso appurato un lesivo aumento di spesa per gli stessi servizi prima gestiti da personale interno. Questo è dovuto – quando accade – al fatto che contattando un privato per reclutare personale da avviare alla gestione dei propri servizi, un ente pubblico deve necessariamente aggiungere alla spesa di quest’ultimo ( dei lavoratori) quella per i dirigenti ed i membri societari della “cooperativa” cui le nuove unità appartengono; mentre con una “assunzione diretta” tramite concorsi o (quando non si può) graduatorie pubbliche reperibili nei Centri per l’Impiego (ex uffici di Collocamento) la spesa è ridotta alle sole paghe dei neoassunti. Così ecco che nel 2009, in vista di una crisi già preannunciata da anni, il Governo Italiano comincia ad assumere misure preventive con una serie di leggi “anticrisi”.
Proprio nel 2009 infatti molti sono i comuni che escono fuori dal patto di stabilità e tra questi vi è anche Barcellona Pozzo di Gotto. Ed è soprattutto a tali comuni che il Governo chiede la revisione delle spese (oggi spending review) pregando di controllare soprattutto quelle per gli “appalti esterni”.
Così andiamo a rivedere quella legge, la 102 del 2009, nelle numerose voci riguardanti il personale in servizio negli enti pubblici. Pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 4 Agosto 2009, la legge prevede un intero paragrafo sui “Costi di funzionamento delle società partecipate” nel quale si legge come i comuni fossero autorizzati, in situazioni di difficoltà finanziarie, a dismettere i contratti con questo tipo di società oppure a chiedere una riduzione delle unità “in prestito” e dei pagamenti loro dovuti, iniziando a riformulare gli accordi sulle retribuzioni dei dirigenti. Molti sono stati i comuni che si sono avvalsi della norma, soprattutto ricontrollando le piante organiche e ricordando la legge n. 165 del 2001, art. 7 comma 6: “ per esigenze cui non possono far fronte con personale in servizio, le amministrazioni pubbliche possono conferire incarichi individuali, con contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale o coordinata e continuativa, ad esperti di particolare e comprovata specializzazione anche universitaria, in presenza dei seguenti presupposti di legittimità:
a) l’oggetto della prestazione deve corrispondere alle competenze attribuite dall’ordinamento all’amministrazione conferente, ad obiettivi e progetti specifici e determinati e deve risultare coerente con le esigenze di funzionalità dell’amministrazione conferente;
b) l’amministrazione deve avere preliminarmente accertato l’impossibilità oggettiva di utilizzare le risorse umane disponibili al suo interno;
c) la prestazione deve essere di natura temporanea e altamente qualificata;
d) devono essere preventivamente determinati durata, luogo, oggetto e compenso della collaborazione.
E ricordando tutto ciò andiamo a scoprire le novità della politica economica barcellonese.
Nelle ultime tre settimane si sono presi provvedimenti riguardo due società esterne assunte dalla amministrazione Nania:la prima si occupava delle pulizie del Palazzetto dello Sport, la seconda della gestione degli asili nido comunali. L’assessore allo Sport, David Bongiovanni, è stato il primo ad intervenire, nel proprio settore, ricercando personale già in servizio abilitato ad eseguire i lavori necessari al decoro della struttura sportiva più importante della città (applicando dunque quanto detto dalla legge del 2001). Trovando un numero più che sufficiente di soggetti, l’assessore ha “internalizzato” le pulizie, trasferendo d’ufficio il personale reperito ed iniziando la procedura di risparmio che servirà a ridurre il “debito” del comune.
Stiamo parlando della cifra (circa 13 milioni solo lo scorso anno) che il comune spende “in più” rispetto a quanto consentito dal famoso Patto di Stabilità.
Alcuni giorni dopo giunge la decisione da parte dell’ assessore Raffaella Campo di rivedere la spesa per un altro servizio totalmente a carico del comune: gli asili nido. Ed anche qui la sorpresa: tra i numerosi dipendenti comunali “interni”- di ruolo e persino precari in attesa di stabilizzazione da una quindicina d’anni – vi sono ben cinquanta persone abilitate alla cura di bambini sotto i tre anni. Una sorpresa che ha comportato, dunque, una seconda internalizzazione.
La legge ha trovato applicazione in un inizio di amministrazione davvero infuocato perché al momento i “lavoratori esterni” licenziati sono 19: 13 per gli asili nido e 6 per il palazzetto. Un uguale provvedimento potrebbe essere assunto nei confronti di altri settori per i quali si sta verificando la disponibilità di personale interno qualificato.
Vedere licenziare 19 persone è doloroso, ed ovviamente si comprende la solidarietà di amici e testate giornalistiche; però sarebbe corretto chiedersi il perché tutto questo stia accadendo e cosa lo abbia reso necessario, riguardando i termini di legge che abbiamo appena citato.
E la prima domanda che sorge spontanea è questa: se vi era già un personale abilitato perché si è ricorsi alle cooperative esterne? Per di più alla riunione di protesta avutasi ieri mattina, 6 agosto 2012, presso la sede centrale di Palazzo Longano – dietro iniziativa di alcune delle lavoratrici asili nido licenziate – non erano presenti, come letto altrove, anche i dipendenti della cooperativa per le pulizie delle strutture sportive e l’unica rappresentanza giornalistica presente al dialogo tra i lavoratori ed il sindaco, nell’antisala consiliare, era la nostra di Messinaora.it.
Circostanza che ci permette di avere le registrazioni di quanto detto dal sindaco e dall’assessore David Bongiovanni che hanno nuovamente ribadito l’impossibilità di riassunzione, anche con altro contratto, di queste persone cui comunque, ovviamente, va anche la nostra solidarietà.
La questione è ancora più complessa se si va a ricordare che oltre alle leggi suddette v’è, sempre per gli asili nido, la presenza di un personale precario interno assunto nel lontano 1997 tramite chiamata diretta agli allora uffici di collocamento; questi lavoratori, selezionati da una graduatoria per titolo, sono da anni in protesta per la mancata assunzione prevista da numerosi articoli di “stabilizzazione”, demoralizzati anche per quel poco appagante contratto di sole 18 ore settimanali. Più volte tale personale ha chiesto negli anni quell’aumento orario che fino a non molte lune fa, quando vi era ancora un buon numero di insegnanti di ruolo oggi in pensione, sarebbe stato sufficiente a garantire la capienza piena delle strutture rendendo inutile un ricorso a cooperative esterne.
Anche quei precari chiedono dei diritti loro negati da quasi quindici anni e per loro non si è mai mosso nessun consigliere comunale o sindacato come invece successo ultimamente per quest’altra categoria.
Le solidarietà dei consiglieri comunali Antonio Caranna e Giosuè Gitto, eletti entrambi tra le file dei candidati portati dalla vecchia amministrazione, sono comprensibili e giuste ma vi sono delle leggi cui attenersi e forse la responsabilità di quanto sta accadendo è da imputare soprattutto a chi, nell’agosto del 2009 ha avviato una serie di impegni troppo gravosi per un comune con difficoltà finanziarie.
Difatti risulta pure, dagli atti depositati e da noi visionati, che il personale precario interno a 18 ore settimanali era ed è pagato 10,76 € lorde l’ora mentre quello esterno 12,75 cui aggiungere le paghe dei dirigenti e tutte le trafile burocratiche tra le quali la stessa pubblicazione dei bandi che da sola costa 15.000 €.
Totale triennale per questo servizio esterno che si poteva – a quanto pare – evitare risparmiando illusioni e delusioni a questi lavoratori? Ben 563.472,40 € pubblici iva compresa.Questa cifra adesso è diventata insostenibile ed incompatibile con la legge nazionale e col dedito di un comune che rischierà il dissesto qualora si dovesse nuovamente sforare il tanto odiato ma obbligatorio Patto di Stabilità. Perché non si è risparmiato prima? (CARMEN MERLINO)