BARCELLONA, ATTENTATO ALL’AMBULANTE PAKISTANO: RACKET DELLE BANCARELLE?

 

Spiacevoli novità sulle condizioni di Quari Muhamed Hassan Hijzi, il piccolo commerciante di Barcellona ferito lunedì notte in quella che nei primi tempi era sembrata un’intimidazione e che invece col passare delle ore assume le tinte di un vero e proprio tentato omicidio.

L’uomo, ancora in pericolo di vita secondo i medici che adesso lo hanno in cura, ha perso moltissimo sangue per via delle ferite multiple, in particolare di quella all’addome, e, nonostante la trasfusione, resta grave per l’entrata di uno dei proiettili in un tratto molto delicato dell’intestino.

Vitale si è rivelato l’intervento dell’UO di Chirurgio del Cutroni Zodda, l’ospedale cittadino che secondo il piano Poli avrebbe visto scomparire molti reparti tra i quali proprio quest’ultimo. Nel noto nosocomio il ferito è stato sottoposto a tutti i controlli di urgenza e poi operato da una equipe che in pochissime ore ha potuto fare tutto il possibile asportando il proiettile e procedendo alla prima trasfusione.

Solo successivamente si è creato il problema che ci si augurava non dovesse mai presentarsi nella struttura in questione: trovare un posto letto perché attualmente la Rianimazione di Barcellona è chiusa e, cosa ancora più grave, telefonando ai vari centri del messinese non si è trovata disponibilità.

Solo grazie all’estensione della ricerca sull’intero territorio regionale si è potuta avere una risposta affermativa dal Civico di Palermo che ha dovuto inviare una poliambulanza e trasportarlo con questa nel capoluogo in situazione di grave emergenza.

La vittima si trova così a km di distanza dai familiari che, in preda al terrore, gli erano potuti stare accanto dal primo momento portandolo al Zodda e aspettando notizie nel corridoio di un ospedale che continua a mostrarsi dotato di un ottimo personale medico  ed al contempo pericolosamente privo delle sale e dei mezzi utili a rendere possibile un lavoro completo e soddisfacente per i pazienti come per chi sta dall’altra parte.

Sicuri che si tornerà a parlare dei paradossi di un sistema che preferisce spendere in elicotteri perdendo minuti preziosi piuttosto che mantenere una sala in un ospedale così grande e situato in una zona che tanto ne ha bisogno, passiamo alle dinamiche dell’agguato: pare che quando è stato attaccato l’uomo si trovasse seduto a tavola coi propri connazionali in una strada molto periferica della città che, per l’isolamento che la caratterizza, è già stata triste scenario di passati agguati di mafia e di regolamenti di conti tra immigrati.

La porta della piccola casa in via Garrisi era aperta per lasciare entrare un po’ di aria fresca e proprio sull’uscio si sarebbe affacciato il sicario armato di una pistola di piccolo calibro. Questi avrebbe esploso cinque colpi – particolare che appunto porterebbe ad escludere un’intimidazione – prima di fuggire con due compagni disarmati.

Una spedizione punitiva? Un regolamento di conti tra immigrati?Oppure una “lezione” inflitta dalla criminalità locale ad uno straniero considerato scomodo? E perché mai un ambulante venditore di braccialetti sulle spiagge dovrebbe essere considerato in tale modo? Gli inquirenti non si esprimono e  il Procuratore della Repubblica Salvatore De Luca ribadisce che “tutto è coperto da segreto istruttorio” e che quando sarà il momento ci sarà dato sapere di più.

Al momento l’unica certezza è che parenti ed amici della vittima dicono di non poter fornire elementi chiave utili alle indagini perché l’oscurità e la loro lontananza dalla porta hanno impedito un riconoscimento dell’attentatore.

 Riguardo un’indagine simile, veramente senza esclusioni di piste visto anche il recente attentato mortale al povero Alì di Milazzo, in molti si interrogano anche sulla possibile esistenza di una pericolosa faida tra immigrati per il controllo delle vendite dei piccoli monili da ambulanti.

Anche questa pista forse è seguita dagli inquirenti perché in città grandi come Milano Venezia e soprattutto Roma è diffuso un vero racket della merce da bancarella che vede i rivenditori di strada del “tutto ad 1 €” schiavi di organizzazioni una volta italiane (Camorra o ‘Ndrangheta  ed altro) ed oggi straniere, capaci di chiedere un “pizzo” altissimo in cambio non soltanto della postazione in taluna strada o piazzetta ma anche del permesso di rimanere nell’intera area urbana.

Chi non accetta corre seri rischi e spesso, stanco di spostarsi di città in città per poi trovare lo stesso clima, desiste.  Ma non sempre ci si adegua, e questo episodio potrebbe essere un campanello d’allarme. (CARMEN MERLINO)

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