Non è la prima volta che si può parlare di “buona sanità” siciliana in relazione al Centro Cardiologico Pediatrico di Taormina. L’istituto, interno all’ospedale “San Vincenzo”, è di nuovo nelle belle pagine di cronaca per un intervento innovativo (il primo del genere in Sicilia essendo già stato sperimentato in altre regioni), che ha permesso di salvare la vita ad un paziente particolare per la sua età: soli 18 mesi e tanta voglia di vivere nonostante quella anomalia congenita al cuore che rendeva la sua esistenza “rischiosa”.
Una equipe di cardiochirurghi (Salvatore Agati ed Eugenio Trimarchi) e di anestetisti (Stefano Morelli e Rosanna Zanai), giudata dal Dott. Adriano Carotti, ha risolto il problema “creando” l‘arteria polmonare che di fatto mancava al piccolo. La malformazione ha un nome complesso: atresia polmonare con difetto al setto interventricolare ”.
Patologia rara ma ultimamente in aumento, non si sa bene da cosa sia provocata anche se si sospetta vi siano collegamenti con fenomeni di rosolia anche leggeri (e per questo magari neppure diagnosticati) durante la gravidanza della madre. Negli ultimi decenni in effetti molte donne non sviluppano la rosolia in giovane età a causa di una aumentata resistenza alle malattie esantematiche delle quali si ha spesso una paura immotivata. Tornando al caso possiamo dire che, in sintesi, l’Atresia Polmonare è una forma di cardiopatia congenita in cui le valvole polmonari non si formano in modo corretto.
Nel caso del piccolo paziente mancava quella denominata “arteria polmonare destra” ed in seguito a questo problema il sangue venoso, povero di ossigeno e ricco di anidride carbonica (quindi diciamo “sporco”), si mescolava a quello ossigenato all‘interno di un cuore messo conseguentemente sotto sforzo. A sostituire male l’arteria vi erano, però, due vasi più piccoli che, per quanto atipici, riuscivano a portare il sangue ai polmoni permettendo così la circolazione.
L’operazione si è resa necessaria per evitare quindi soprattutto il pericolo miscuglio di sangue venoso ed arterioso all’interno del cuore, ed i medici hanno usato i due piccoli vasi atipici per creare una arteria “nuova”: le hanno unite tra loro e collegate all’apertura dalla quale normalmente parte l’arteria.
L’intervento ha portato alla “costruzione” di un sistema cardiocircolatorio normale partendo da uno anomalo, ed adesso il bambino potrà vivere normalmente non incorrendo nel continuo rischio di pericolose complicazioni come ritardo della crescita e dello sviluppo, attacchi epilettici, ictus, endocardite infettiva, insufficienza cardiaca o persino la morte nel caso in cui le due “vene atipiche“ avessero smesso di funzionare bene.
Oltre a prendere atto della bella notizia si deve sottolineare come la riuscita dell’operazione permetta a possibili futuri genitori con la stessa esigenza di non dover partire per l’ennesimo viaggio della speranza cercando una sede capace di risolvere un problema per il quale esiste una cura sino a ieri non sperimentata nell’isola. (CARMEN MERLINO)