Viviamo un momento in cui la nazione è spaccata a metà, con una parte di popolazione che invoca meno tasse per tutti ed una seconda che chiede la patrimoniale e meno imposte per i poveri in cambio di molte in più per i ricchi. Il concetto di ricchezza è, come molti altri, relativo perché dipendente dal termine di paragone assunto caso per caso. Di certo chi ha due appartamenti è più ricco di chi ne ha uno soltanto, e nella accaldata Barcellona da un paio di giorni non si discute d’altro.
Lunedì scorso si è infatti aperta una settimana di fuoco che ha visto contrapposta la nuova amministrazione ad una cospicua parte del consiglio neoeletto. Argomento principale? Il bilancio consuntivo e soprattutto la parte riguardante le spese dei servizi sociali ed il già prospettato “piano di rientro” utile a far avere alla città una qualche speranza di non incorrere nell’ennesima multa per essere usciti dall’odiosissimo “patto di stabilità”.
Secondo l’amministrazione è l’urgenza di tale rientro ad aver richiesto gli aumenti sotto accusa, dall’ accesso agli impianti sportivi sino alle rette degli asili nido comunali; ma è soprattutto un altro provvedimento ad aver provocato forti contestazioni: la definizione delle aliquote IMU. La tanto temuta tassa sugli immobili è composta da varie aliquote tra le quali quella comunale che può variare da un minimo ad un massimo stabilito per legge. Una decisione definitiva, come comunicato tramite stampa dallo staff del sindaco, non v’è ancora ma la proposta è questa: tenere al minimo la tassa per la prima casa aumentando di un 2×1000 (dal 7,6 al 9,6) quella sulla seconda.
Chi sostiene l’idea che “se si ha di più si deve contribuire di più”è soddisfatto; gli altri, quelli che affermano che quel “più” è comunque il risultato di sacrifici che non dovrebbero essere così tanto tassati, sono già in protesta. Pronta la risposta del sindaco che chiede questo “sacrificio” solo per un anno, definendo altrimenti impossibile l’obiettivo principe affermato in campagna elettorale: riportare in regola i conti comunali. “Gli aumenti sui quali si sta ragionando si rendono necessari, – si legge nel comunicato inviatoci stamani – a causa della pesante riduzione delle entrate derivante dallo sforamento del patto di stabilità da parte della precedente amministrazione, reiterata negli anni 2006, 2009, 2010 e 2011.
Per il prossimo anno i trasferimenti da parte dello stato prevedono una sanzione per il Comune di 860.000 euro circa (che non verranno trasferiti dunque all’ente); a ciò si aggiunga il disavanzo di amministrazione ereditato dal precedente governo cittadino (118.000 euro circa per quest’anno e altrettanti per l’anno prossimo), dall’eliminazione dell’addizionale comunale sull’energia elettrica (circa 400.000 euro), e, infine, dal taglio dei trasferimenti da parte dello Stato e della Regione (1.000.000 euro circa). La cifra complessiva che verrà a mancare è pari a circa 2.496.000 euro, dunque le minori entrate dovranno essere compensate da altre voci per raggiungere l’equilibrio di bilancio.”
Molti sono i Barcellonesi che hanno una casa in centro ed una a mare, quindi la polemica non si placa, tra chi grida al salasso e chi, pur avendo più proprietà, si dice concorde nella speranza che duri solo un anno. A tal riguardo si legge, sempre nello stesso comunicato, che “in questi mesi si è lavorato ad un piano di riduzione delle spese che non incida sui servizi essenziali (asili nido, mensa, servizi per disabili e anziani), ma che vada a diminuire gli sprechi. Tale processo potrà però dare i suoi frutti solamente a partire dall’anno prossimo, considerato tra l’altro che si sta per approvare un bilancio di previsione di cui sono stati già spesi otto/dodicesimi.Stando così le cose, l’unica via praticabile per non tagliare i servizi essenziali è l’aumento delle entrate tramite le imposte locali. Resta ad ogni modo ferma l’intenzione di questa Amministrazione di limitare questo tipo di intervento all’anno in corso – riabbassando le aliquote possibilmente già dal prossimo anno – allorché i tagli agli sprechi, la lotta all’evasione fiscale, e la potenziata riscossione dei proventi legati ad oneri di urbanizzazione e sanatoria potranno dare i loro frutti.”
Vi sono anche delle eccezioni a favore di chi sfrutta la seconda proprietà per lavoro, di chi ha locato a famiglie che utilizzano quel bene come prima casa (qui in molti si dicono perplessi ma è in linea col provvedimento Monti che penalizza maggiormente chi ha “sfitti”) e chi ha due immobili sulla carta ma ne può utilizzare uno soltanto perché l’altro è pesantemente danneggiato dall’alluvione. Sembra quindi che la presentata richiesta di un “condono” per l’anno in corso, iniziato in una situazione di emergenza non ancora del tutto risolta, non sia stata accolta dal governo che ha invece attuato provvedimenti simili per la regione Liguria dove il fango è stato valutato più “calamitoso”. E’ certo che vi saranno ulteriori sviluppi, dovendo il tutto essere ancora messo su carta, e non sono escluse sorprese. (CARMEN MERLINO)