E’ arrivato l’atteso parere del genio civile sulla posa del giunto che dovrebbe consentire l’ultimazione degli svincoli. Un’analisi tecnica seguita alla relazione dei docenti universitari che ha messo in evidenza una scarsa qualità del calcestruzzo che potrebbe provocare crolli strutturali. Pertanto l’ingegnere Sciacca in un documento inviato alle all’Anas, al Cas, al Comune, al Prefetto, al Comado di Polizia stradale, all’Impresa “Svincoli Messina “ mette in guardia sull’obbligo di mettere in sicurezza e bonificare “tutte quelle parti ammalorate in incipiente fase di distacco”.
“Il viadotto Ritiro – si legge nel documento – in assenza di sisma non è in grado di soddisfare le verifiche convenzionali: tali verifiche risultano positive se si prevede una corsia convenzionale pari a m.3.50 posta al centro della carreggiata”.
In pratica, a prescindere dal posizionamento del giunto, la struttura del viadotto Ritiro non risponde alle esigenze di sicurezza, dal momento che all’epoca della progettazione non erano presenti appoggi e ritegni antisismici.
Per l’ingegnere capo del Genio Civile sono dunque necessari alcuni inderogabili accorgimenti, come quello di ridurre la corsia di marcia ad una larghezza di m 3,50 posta al centro della carreggiata per entrambe le direzioni, bonificare tutte le parti ammalorate in condizioni d’incipiente distacco, realizzare appoggi e ritegni antisismici, effettuare una verifica di vulnerabilità sismica e valutare le condizioni si stabilità geotecnica del sito e degli effetti dell’interazione terreno- strutture.
Con una raccomandazione al sindaco nella sua qualità di Commissario delegato delegato ex Opcm n.3721 che “quale massima autorità locale di protezione civile, dovrà vigilare affinché quanto evidenziato nella “Relazione” del Dipartimento di Ingegneria e riassunto dallo scrivente, sia rispettato con l’urgenza che il caso richiede anche in considerazione delle possibili implicazioni che riguardano la pubblica incolumità”.
In merito alla vicenda della decisione del Genio Civile sul collegamento degli svincoli il sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca ha dichiarato che: ” Finalmente, dopo mesi di polemiche preventive, tutto è chiaro. La soluzione tecnologica (giunto longitudinale di collegamento) non determina alcuna “interazione dinamica” con il viadotto “Ritiro”. L’opera è stata costruita a regola d’arte e nel rispetto delle norme vigenti al momento dell’appalto. Questo è un dato incontestabile e, spero, Grazie al complesso ed utilissimo lavoro commissionato dal Comune di Messina al Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università (studio che avrebbe dovuto fare il CAS), invece, è emerso che il viadotto “Ritiro”, come tutte le opere autostradali costruite negli anni 60 e, quindi, “… progettate con una concezione strutturale oggi non più adeguata alle conoscenze scientifiche attuali”, non è in grado, con riferimento ad uno scenario sismico “… di soddisfare le verifiche convenzionali” e, ciò, a “…prescindere dalla realizzazione del collegamento con le rampe di accesso dello svincolo di Giostra”.
In buona sostanza, grazie alla relazione redatta dal Dipartimento universitario di ingegneria civile, è emerso in modo evidente che il Viadotto “Ritiro”, indipendentemente dagli svincoli, necessita di interventi urgenti ed indispensabili che, nelle more, salvo la preventiva installazione di “appoggi e ritegni antisismici”, potrebbe e dovrebbe essere utilizzato in modo parziale.
Le verifiche con l’utilizzo di una corsia convenzionale di larghezza pari a 3.50 m., posta al centro della carreggiata e soggetta al massimo carico convenzionale, hanno, infatti, dato esito positivo. In conclusione, seppure temporaneamente e nelle more dell’esecuzione dei necessari lavori che il CAS, comunque, dovrà realizzare, sarà possibile per i Messinesi, conclusi i lavori di installazione del “giunto longitudinale”, fruire della tanto agognata opera strategica che, finalmente, dovrebbe risolvere o comunque attenuare sensibilmente il problema del traffico veicolare.
Il CAS, pertanto, utilizzi il prezioso lavoro svolto dall’Università e si adoperi con la massima celerità ad eseguire tutti i necessari lavori che garantiscano la sicurezza del manufatto. L’opera dopo 30 anni – conclude Buzzanca- è stata completata. Ora è arrivato il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilità, il resto non conta.”
Insomma l’opera, dopo 30 anni, è già obsoleta, e certamente un’ulteriore “messa in sicurezza” allungherà i tempi di una annunciata “prossima apertura”.