OPG DI BARCELLONA: LA STRAGE SILENZIOSA CONTINUA, IL TERZO DETENUTO SUICIDA IN MENO DI UN MESE

 

E’ successo ancora. Sembra un’interminabile cronaca dove però i numeri sono quelli tragici di vite umane schiacciate da un sistema carcerario in decadenza, ben lontano dall’idea di un paese “culla” del diritto. Un mese amaro e tragico per l’OPG “Madia” di Barcellona, dove un detenuto si è tolto la vita nella notte tra il 27 ed il 28 luglio. Stavolta si tratterebbe di un detenuto di 32 anni del quale non sono stati comunicati altri particolari anagrafici. L’uomo si sarebbe impiccato nella propria cella appendendo la corda alle grate del locale.

 

Tre suicidi in quasi trenta giorni e la comunità è allarmata. Pronta la dichiarazione del Sindaco che ha fatto sapere sul proprio blog del cordoglio col quale ha accolto la notizia:

 

“L’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto è stato teatro stanotte dell’ennesimo suicidio, gesti estremi che riflettono in maniera drammatica la condizione di forte disagio vissuta all’interno dell’istituto.

Risulta ormai chiaro che una società che si dica “civile” non possa più tollerare l’esistenza di tali strutture. La nostra città da sempre ha vissuto un rapporto importante con questa realtà, un rapporto che ha sollevato in molti numerosi interrogativi sull’opportunità di mantenere attiva tale soluzione al “problema” della salute mentale.

A gennaio è stata approvata una legge che prevede il superamento di questo tipo di strutture e che dovrebbe decretare, nei prossimi mesi, la chiusura degli OPG su tutto il territorio nazionale. Pur se le modalità di applicazione di tale provvedimento legislativo non sono ancora chiare, è evidente che massima priorità va data alla prevenzione e al supporto dei servizi di salute mentale sul territorio.

Senza la creazione di una rete sociale coesa e attenta al disagio mentale, senza la dotazione adeguata, di risorse e di personale, dei dipartimenti di salute mentale, senza la possibilità di costruire percorsi reali di reinserimento sociale e lavorativo non sarà infatti praticabile in maniera definitiva il superamento di queste strutture.

L’Amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto è pronta a dialogare con tutti gli attori coinvolti in questo complesso processo di cambiamento: la direzione sanitaria, quella penitenziaria, i rappresentanti dei lavoratori e, non ultimo, gli internati e i familiari di coloro che vivono quotidianamente l’esperienza totalizzante della vita in istituto.

Il Sindaco e tutta la Giunta esprimono il loro profondo cordoglio per quest’ultima morte e per tutte quelle che si sono susseguite nell’ultimo periodo auspicando che a breve venga elaborata una soluzione definitiva per il superamento dell’OPG.”

 

Si riapre così la disputa sulle strutture più particolari e delicate del sistema carcerario italiano, centri che alcuni vorrebbero vedere chiusi. Così da un lato vi sono costoro che, presa coscienza dell’inadeguatezza del sistema, chiedono l’estinzione di luoghi dove non solo non vi sarebbe possibilità di recupero per i detenuti ma si vedrebbe questi ultimi sottoposti a continui stress che vanno ad aggravarne la salute psichica sino a gesti estremi; dall’altro si pone invece la ugualmente valida fetta di popolazione che si chiede cosa ne sarebbe dei carcerati con problemi psichici (persone comunque colpevoli di crimini anche gravi) qualora tale provvedimento venisse eseguito senza una opportuna alternativa. Alternativa da entrambe le parti auspicata come più umana e soprattutto rispettosa delle norme europee che sono valse all’Italia una serie di richiami per pratiche detentive vicine, addirittura, alla “tortura”. Questo infatti sarebbe stato il resoconto di alcuni ispettori europei inviati a sorpresa presso prigioni italiane di diversa tipologia (noto il caso di Aversa scoperto dal “Comitato per la prevenzione della tortura” del Consiglio d’Europa nel 2010) per monitorare il rispetto delle norme della carta del carcerato. Infatti esiste anche una carta a tutela dei detenuti ( Regole Penitenziarie Europee 2006) nei confronti della quale il nostro paese sembra essere in difetto, partendo da quelle che sono le conseguenze collaterali della carenza sia di strutture che di personale carcerario. Dopotutto se ne parla da anni, sentendo oramai familiari espressioni come “carceri affollate” e “emergenza carceraria italiana”. Il problema dunque è di vecchia data e negli anni è andato peggiorando e quello degli OPG è un caso di emergenza nell’emergenza che registra sempre più lutti. La preoccupazione e la conoscenza delle due linee sulle quali si sta schierando l’opinione pubblica è palese anche nella dichiarazione del sindaco che parla di emergenza da risolvere al più presto anche con la chiusura “seppur le modalità di applicazione di tale provvedimento legislativo non sono ancora chiare”; difatti per essere ancora più chiara il primo cittadino barcellonese aggiunge, di seguito, quell’intero periodo sulla necessità, comunque, della “creazione di una rete sociale coesa e attenta al disagio mentale”.

Tutt’Italia, e soprattutto una Barcellona P.G. sempre più sconvolta,  aspetta una vera riforma del sistema carcerario giudiziario che tarda a venire da quando nel 1978 un genio delle scienze mentali, Franco Basaglia, ispirò la legge 180 cui fu dato il suo nome. Tale norma riconvertì in meglio i cosiddetti “manicomi” non potendo fare lo stesso con gli OPG passati da poco sotto le competenze del Ministero della Difesa ( e non della Salute ). Un cavillo burocratico che portò a centri di salute mentale con regole più rispettose della persona affetta da problemi psichici, ma non vide cambiare nulla, se non in peggio, nei vecchi “manicomi criminali” che mutarono solo nel nome. (CARMEN MERLINO)

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