20 LUGLIO 2002: LA STRAGE DI ROMETTA, 10 ANNI DOPO

 

Era un sabato sera, di esattamente 10 anni fa, quando alle 18:56, l’Espresso 1932 Freccia della Laguna, proveniente da Palermo Centrale e diretto a Venezia Santa Lucia, deragliò all’altezza della stazione di Rometta, provocando 8 morti e 58 feriti. Il locomotore uscì dai binari mentre viaggiava ad una velocità di circa 100 km orari, velocità consentita nella tratta, 400 metri prima della stazione di Rometta, finendo contro una casa cantoniera, abitata da tre famiglie di ferrovieri per fortuna assenti al momento dell’incidente. Sarebbe stata un’ulteriore strage, visto che l’edificio venne sventrato in due parti. L’incidente fu causato da un giunto mancante. Da qualche tempo il personale di guida aveva segnalato, sugli appositi moduli, alcuni sbandamenti anomali rispetto ai caratteristici movimenti della macchina in corsa. Quella tratta era sottoposta a lavori di raddoppio e solo da pochi mesi era stata aperta ufficialmente all’esercizio una nuova galleria a doppio binario, la Galleria Peloritana, sotto i Monti Peloritani. 
 
Quella strage sconvolse l’Italia, ma soprattutto i messinesi. La notizia venne data da un Tg nazionale, mentre poco dopo partirono le varie edizioni straordinarie nelle tv locali. Con il cuore in gola, come tanti altri messinesi, seguivo gli sviluppi. Si cercava da capire subito quanto fosse enorme la sciagura. Prima venne ritrovato un cadavere. Poi un altro. Un altro ancora. Alla fine le vittime furono 8: un macchinista di San Filippo del Mela, Saverio Nania. Quattro marocchini: Ali Abdelhakim, Hanja Abdelhakim, Miloudi Abdelhakim, Fatima Fauhreddine. E poi ancora Placido Caruso, 76enne originario di Milazzo, residente a Messina, Stefano La Malfa, impiegato al Comune di Milazzo, e Giuseppa Mammana, soli 22 anni, siciliana residente in Germania.
 
A 10 anni di distanza, forse in pochi ricordano quell’evento disastroso. In pochi si sforzano per migliorare la situazione di una tratta ferroviaria, che in coppia alla rete autostradale, rappresenta una vergogna della regione, rimasta a livelli arcaici. (SIMONE INTELISANO)
 

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