“Confermo che non mi ricandido a nulla. Ho espresso questa volontà ferma”. Così il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ospite di “24 Mattino” su Radio 24. Lombardo ha parlato del suo futuro in vista delle regionali di ottobre: “Non è detto che non dia una mano alla causa politica nella quale credo ma non mi candido. Che farò? Sono appassionato di agricoltura, ho un agrumeto, è complicato governarlo e cercare di pareggiare i conti entro la fine dell’anno. Mi inventerò un lavoro, sono ancora capace di intendere e volere”.
Il governatore ha, poi, parlato della imputazione coatta per concorso esterno alla mafia da parte della procura di Catania e ha risposto così alla domanda se non abbia timori di finire come il suo predecessore Cuffaro in carcere: “Non faccio scongiuri, ci mancherebbe altro. Se sarò ritenuto responsabile dovrò pagare. Guai se non fosse così, come tutti gli altri cittadini. Mi affido alla magistratura – ha spiegato Lombardo ai microfoni di Radio 24 – , non commento la decisione del giudice, la subisco. Sono molto più che consapevole della mia assoluta contrarietà a questa storia e lo dimostrerò nelle aule di giustizia che ora frequento perché credo che il migliore difensore di se stesso sia l’imputato. Comunque ho sempre detto, anche prima dell’imputazione coatta, che mi sarei dimesso perché il rinvio a giudizio o addirittura un’eventuale condanna non dovrà toccare il presidente della Regione bensì il cittadino Raffaele Lombardo”.