Un passo avanti nella “forma” ma non nella sostanza. Questo quanto accaduto nelle scuole messinesi dove la circolare indirizzata dal Ministro Profumo ai dirigenti, in occasione della giornata contro l’omofobia, è rimasta “occultata” tanto che, secondo quanto rilevato dall’Arcigay provinciale, solo due scuole su dieci sono state messe al corrente della circolare. Per il resto, alunni e docenti di Messina, sono stati tenuti all’oscuro della importante circolare che avrebbe potuto creare occasione di dibattito nelle classi sulle discriminazioni sessuali, dal momento inequivocabilmente definisce l’omofobia come discriminazione contraria all’articolo 3 della Costituzione e ai fondamenti della Carta europea.
Ma i dirigenti delle scuole messinesi non sembrano pronti ad andare oltre il tabù del sesso, tanto meno dell’omosessualità. Un’occasione sprecata su cui è intervenuta l’associazione Makwan Arcigay Messina rilevando che “al plauso sociale e giornalistico chegiustamente ha salutato la circolare del Ministero dell’Istruzione con cui per la prima volta la scuola italiana prende una netta posizione contro l’omofobia, equiparandola a tutte le altre forme di discriminazione, non è seguito un adeguato riscontro del valore e delle finalità del documento nell’ambito proprio cui lo stesso era diretto, ovvero la scuola”.
“Se è pur vero che la circolare eraindirizzata dal Ministro ai dirigenti di vario grado e non a tutte le componenti della scuola (cosa che avremmo gradito facesse), lasciando quindi una certa discrezionalità ai dirigenti su come attuarla – scrive il presidente Rosario Duca – da un sondaggio svolto nelle scuole della provincia si riscontra che il documento è stato reso noto soltanto in due scuole su 10, e tanto docenti quanto studenti ne sono rimasti ignari.
Eppure si tratta di un testo rivoluzionario perché pone fine a qualsiasi disquisizione sull’argomento, additando l’omofobia come discriminazione contraria all’articolo 3 della Costituzione e ai fondamenti della Carta europea.
Il documento – spiega Duca – sottolinea come la discriminazione omosessuale sia da considerarsi nell’ambito della violenza bullistica e come in tal senso la scuola abbia, insieme alla famiglia, il compito di aiutare sostenere e proteggere ogni giorno (sic!) i ragazzi e perfino i bambini nel delicato percorso di maturazione della propria identità sessuale, omo o etero che sia, e nell’acquisizione sin da piccoli del valore del rispetto verso tutti. Il che si pone in armonia con quelle linee di normalità e civiltà segnate dalla svolta con cui l’Oms fin dal 1974 non considera più l’omosessualità una patologia ma una variante normale del comportamento sessuale che come tale va rispettata.
Ma anche se quello del Ministro fosse stato un atto diindirizzo, non sarebbe stato bello e confortante per chiunque nella scuola possa subire discriminazione – discente o docente che sia – sapere che lo Stato la Costituzione sono dalla sua parte, o meglio, che non esiste un’altra parte legittimata ad andargli contro? Come potrà la scuola svolgere ogni giorno il suindicato compito, se si ha paura di parlarne anche solo nel giorno convenuto?
A parte qualche sparuto caso, pare si sia avuto un certo prurito alle mani ponendo cosi’ un limite alla bella ventata di primavera e valori costituzionali mandata dal Ministro (il quale peraltro invita gli ignari docenti a elaborare progetti contro l’omofobia in collaborazione anche con le associazioni del territorio).
Ma si può oggi avere timore di difendersi da una delle più becere e insensate forme di discriminazione? Di quale preparazione si necessita per dire che siamo tutti uguali e tutti diversi e come tali andiamo sempre rispettati? O si pensa che, in quanto ritenuto erroneamente patologico, si tratti di un argomento per psicologi, medici e specialisti?
Dato che la scuola deve elevare il contesto in cui opera – conclude il Presidente Privinciale di Arcigay – si chiede a viva voce al Ministero l’anno prossimo di essere più chiaro non sull’argomento (la circolare è chiarissima) ma nella direzione del suo messaggio ad ogni singolo alunno o operatore della scuola; per ribadire che la scuola non discrimina l’omosessuale, con la stessa forza con cui non discrimina la donna, il nero, l’handicappato, la persona di religione diversa etc.; e che questa giornata sia celebrata con la stessa dignità dell’8 marzo, della Giornata della Memoria o del Ricordo delle vittime delle foibe, senza timori né pruderie.
Per parlarne serenamente, con quel semplice buonsenso e quella civiltà per la quale non dovrebbero essere necessari corsi d’aggiornamento, perché in un Paese civile tutto questo, in realtà, non dovrebbe essere un problema”.