La notizia ha fatto il giro della città in brevissimo tempo, una città sino alla chiusura dei seggi letteralmente avvolta nel silenzio. Proprio come se il tempo si fosse fermato, come se fosse tornato un po’ il clima anni ‘60 e ‘70 raccontato dai genitori ai giovani d’oggi, quello che vedeva le fazioni dividersi i luoghi di incontro affollandoli ed aspettando: insomma, come avrebbe detto il Leopardi, la quiete dopo la tempesta.
Perché così è sembrata l’atmosfera, tra sabato mattina ed il primo pomeriggio di lunedì 21, a chi ha seguito tutta la campagna elettorale iniziata in sordina e poi terminata in un clima pesantemente infuocato. Invece si trattava soltanto dell’occhio del ciclone perché di lì a poco un’altra tempesta si sarebbe scatenata, quella dei festeggiamenti, con urla di giubilo ed un corteo di sorrisi per le strade cittadine.
Tornando al sabato, da più parti si sentivano i mormorii sconcertati e preoccupati: la cittadinanza parlava ovunque, non solo nelle piazze ma anche nei bar e persino nei supermercati, con un interesse che non si vedeva da anni a detta dei più anziani. Il tema? I due comizi di chiusura della sera precedente, comizi tuonanti, soprattutto in quel di San Giovanni.
Poi la domenica ed il voto, coi seggi assediati dagli esponenti di entrambi i partiti, ma soprattutto quello uscente, ed un chiacchericcio meno sommesso.
Oggi infine, mentre la città sembrava essersi riaddormentata, tranne per chi aspettava con ansia i risultati, il boato: un boato che proveniva non dalla sede di Via Giosuè Carducci 12 ma da quella, a meno di 300 m, di via Umberto I n.43. E non serviva altro per capire: i primi conteggi davano in netto vantaggio Maria Teresa Collica.
I cori di incitamento, sempre più forti, si sentivano anche da quell’angolo con via Carducci che pian piano si è svuotato. Per chi veniva a piedi da Piazza Duomo impossibile non accorgersi della differenza di clima passando prima davanti l’uno e poi provando a farsi spazio in quel più piccolo comitato poco avanti. Maria Teresa Collica viene applaudita, partono i cori “Nania vai a casa” e “Maria Teresa sei una di noi” e con l’avvicinarsi della chiusura dei conteggi si affacciano alcune lacrime, insieme ad una ola che si sarebbe spostata in strada ed avrebbe raggiunto in corteo Palazzo Longano per “reclamare le chiavi” .
Qui il saluto dalla finestra dello studio che affaccia sul ponte coperto, e di lì la “neo-sindaca” (come l’hanno ribattezzata i presenti felici) torna nuovamente ad attraversare le vie della più antica Pozzo di Gotto sino al piazzale del vecchio ospedale, la bandiera italiana portata dal manifestante più giovane, cinque anni, insieme alla speranza di tutti in un cambiamento voluto con quello che il candidato sconfitto chiama voto di protesta e che invece è, di protesta o no, il voto: quello definitivo. (CARMEN MERLINO)