Il 3 Maggio si celebra la Giornata Mondiale sulla Libertà di Stampa, istituita dall’Unesco nel 1993. Il tema di quest’anno è: “Voci Nuove: la libertà dei media aiuta a trasformare la società”. Sarebbero già 43 i giornalisti uccisi in tutto il mondo nel 2012, quindi in soli 4 mesi (dati dell’International Press Institute di Vienna); nel 2011 erano stati 102 e nel 2010 101. Gli omicidi che hanno ricevuto una condanna formale dall’Unesco sono stati 65 nel 2010 e 62 nel 2011; nella maggior parte dei casi si è trattato di giornalisti che seguivano scontri locali, casi di corruzione o altre attività illecite.
In Italia dal 1960 al 1993 sono stati uccisi per mano delle mafie e del terrorismo 11 giornalisti (8 dei quali in Sicilia), altri sono morti all’estero impegnati nel racconto dei fatti che accadevano nei Paesi in cui si trovavano, spesso luoghi di conflitto. Dall’inizio del 2012 in Italia sono stati minacciati 147 giornalisti.
Nella Sala gialla di Palazzo dei Normanni, con il Presidente dell’Ars, Francesco Cascio che fa gli onori di casa, ci sono anche tanti familiari di giornalisti vittime della mafia. Come Sonia Alfano, eurodeputata e Presidente della Commissione antimafia Ue solo da pochi giorni, presente con la madre e il fratello. Quasi vent’anni fa Cosa nostra uccise il padre, Beppe Alfano, cronista de ‘La Sicilia’.
In seconda fila c’e’ anche Franca De Mauro, figlia di Mauro De Mauro, il giornalista de L’Ora ucciso il 15 settembre del 1970 e il cui corpo non venne mai fatto trovare, e ancora Elena Fava, figlia di Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia a Catania 29 anni fa. C’e’ anche Alberto Spampanato, giornalista Ansa, fratello di Giovanni Spampanato, giovanissimo cronista de L’Ora ucciso a Ragusa il 27 ottobre del 1972. E c’e’ anche Maria Falcone. Oltre ai rappresentanti dei vertici militari e del giornalismo.
Franca De Mauro ammonisce dal microfono che “bisogna lottare sempre per la liberta’ di stampa e vigilare affinche’ non vengano introdotte leggi. Un paese in cui la stampa non e’ libera non e’ un paese democratico”. Ed Elena Fava, figlia di Giuseppe Fava, ricorda che oggi “vivo a Catania, in una citta’ in cui regna la disinformazione. Mio padre indusse i catanesi a pensare e a sapere che la mafia non era solo a Palermo”.
Il colonnello Piccinelli ha letto poi i nomi delle vittime di mafia e terrorismo nel giornalismo: da Mario Francese a Mauro De Mauro, da Carlo Casalegno a Giancarlo Siani, da Peppino Impastato a Giuseppe Fava, da Cosimo Cristina a Mauro Ristagno e ancora Giuseppe Alfano, Walter Tobagi, Giovanni Spampinato. E anche i foto-reporter e cameraman uccisi in guerra, o ancora il tipografo del ‘Messaggero’ di Roma, Maurizio Di Leo, ucciso dai terroristi per errore perche’ scambiato con un giornalista.
“La Sicilia con 8 cronisti uccisi ha pagato il tributo piu’ alto”. Sono le parole del Presidente Unci Sicilia, Leone Zingales. “Questa manifestazione avviata su iniziativa del gruppo siciliano dell’Unci era davvero doverosa”. E ha annunciato che proprio oggi il commissario straordinario del Comune di Palermo Luisa Latella ha fatto sapere che Palermo dedichera’ un piazzale alla liberta’ di informazione”.