Anche nella malavita certi “lavori” si tramandano di padre in figlio. Erano infatti le nuove generazioni a chiedere il pizzo e a prendere le redini delle estorsioni contro i commercianti della zona tirrenica. Un’attività criminale bloccata da una vasta operazione antimafia dei carabinieri che hanno eseguito otto ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di presunti esponenti del clan mafioso di Barcellona Pozzo di Gotto.
Gli indagati – che devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, violenza privata, lesioni e danneggiamento – sono ritenuti responsabili di una serie di estorsioni nei confronti di alcuni commercianti imposte tra l’agosto 2011 e il gennaio 2012. Il provvedimento e’ stato emesso dal Gip del Tribunale di Messina, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto.
Tra i destinatari della misura cautelare, oltre ad un esponente di rilievo della cosca di Barcellona, vi sono alcune ‘nuove leve’, rappresentate dai figli di alcuni elementi di spicco del clan attualmente detenuti.
In manette Salvatore Campisi, 27 anni, figlio del più noto Agostino, esponente storico della famiglia mafiosa barcellonese; Vincenzo Campisi, 30 anni; Salvatore Foti, figlio dell’altro esponente di spicco, Carmelo Vito Foti; Carmelo Maio, detto “Spillo”, 20 anni; il boss di Terme Vigliatore, Nunziato Siracusa, 40 anni; Vincenzo Sboto, 30 anni, meccanico; Antonio Notte Vaccaro, 20 anni, studente; Stefano Puliafito, 23 anni, raggiunto a Modena dove lavorava.
A dare il via all’inchiesta l’arresto di Salvatore Campisi, lo scorso gennaio, bloccato subito dopo aver intascato il pizzo ad un bar del centro di Terme Vigliatore. Gli investigatori hanno così scoperto che intorno a lui ruotavano i più giovani aggregati al clan, che per dimostrare la loro “valenza” avevano nei mesi precedenti organizzato diverse “azioni dimostrative” con l’intento di far capire agli operatori commerciali della zona che avrebbero dovuto sottostare al pizzo.
Tra gli episodi al vaglio della magistratura il pestaggio, avvenuto la scorsa estate, ad opera di quattro componenti del gruppo criminale, che avevano picchiato selvaggiamente il titolare e i familiari di un locale di Tindari che si era rifiutato di pagare.