Un ergastolo, quindici condanne per 130 anni di carcere e quattro assoluzioni nel processo dell’operazione antimafia “Vivaio” sugli interessi e le infiltrazioni mafiose nella gestione delle discariche di Mazzarra’ e Tripi, in provincia di Messina.
L’operazione “Vivaio”, scattata nel 2008, e’ il risultato di un lungo lavoro dei carabinieri del Ros che si e’ sviluppato per diversi mesi lungo la provincia tirrenica e che ha fatto luce su una serie di estorsioni e danneggiamenti ai danni di imprese nel mirino del racket.
Al carcere a vita e’ stato condannato Nicola Aldo Munafo’, accusato dell’omicidio di Antonino Rottino, ucciso a Mazzarra’ Sant’Andrea il 22 agosto 2006.
La sentenza di primo grado è arrivata nella tarda serata di ieri, dopo tre giorni di consiglio da parte delle corte d’assise presieduta da Salvatore Mastroeni.
Queste nel dettaglio le condanne: l’ergastolo per Aldo Nicola Munafò, 24 anni per Tindaro Calabrese, reggente del clan dei mazzarroti, già al 41 bis; 14 anni per Agostino Campisi, Nunziato Siracusa e Sebastiano Giambò; 12 anni per Carmelo Salvatore Trifirò e l’imprenditore Michele Rotella, 8 anni per Salvatore Campanino; 2 anni per Bartolo Bottaro, Antonino Calcagno, Aurelio Giamboi, Cristian Giamboi, Thomas Sciotto, Giuseppe Triolo. Ancora: 10 anni all’ex boss pentito Carmelo Bisognano, 15 anni all’acese Alfio Giuseppe Castro, anche lui collaborante.
Assolti totalmente Maria Luisa Coppolino, Salvatore Fumia, Giacomo Lucia e Stefano Rottino.
Tra i principali testimoni del processo ricordiamo l’imprenditore Giacomo Venuto, sostenuto ed assistito dalle associazioni antiracket.
Agli atti dell’inchiesta anche un interessante capitolo sulla capacità del clan di pilotare le amministrative dei comuni locali, in particolare le elezioni amministrative di Furnari, comune poi sciolto dal Governo nel 2010 proprio per infiltrazioni mafiose.