GIUSEPPE ZUCCARELLO, AD UN ANNO DALLA MORTE LA SS114 RESTA AD ALTO RISCHIO

 

E’ passato poco più di un anno da quando Giuseppe Zuccarello (nella foto), il 41enne city angels di Galati Marina, perse la vita in un incidente stradale sulla statale 114. La sua moto si scontrò con una Jeep proprio al bivio di Galati, e per lui ci fu poco da fare. Quello di un anno fa, fu soltanto l’ennesimo dei tanti incidenti, in una strada che ancora oggi rimane in uno stato penoso, con una pericolosità elevata. Già sei mesi fa il Comitato Giuseppe Zuccarello, presentava un’istanza presso la Segreteria del Sindaco Giuseppe Buzzanca, dove si facevano presenti i punti critici della strada statale 114, nei tratti interessati tra Tremestieri, Mili Marina, Galati e S. Margherita.

Molti i livelli di pericolosità riscontrati su tutta l’arteria stradale: assenza di strisce pedonali, segnaletica che indica la prossimità di centri abitati, scarsa illuminazione, dossi stradali, videosorveglianza, e messa in sicurezza nel tratto comprendente la Scuola Elementare di Mili S. Marco. Ma nonostante i tanti incidenti, ed i tanti morti, ancora nulla sembra cambiare.

Nel maggio scorso alcune zone della statale venivano riasfaltate, coprendo così tante buche. Ma guarda caso, gli interventi interessarono esclusivamente le zone dove transitarono i ciclisti del Giro d’Italia, in occasione di una delle prime tappe della corsa rosa del 2011. Nettamente troppo poco, in un tratto che ogni giorno viene percorso da un numero elevato di messinesi, senza contare il traffico causato dall’implemento di esercizi commerciali nella zona sud.

Ma quanti incidenti e quanti morti dovrà vedere ancora la statale 114 prima che l’amministrazione decida di intervenire seriamente? I problemi della zona sud non sono riconducibili ai torrenti pericolosi presenti nei vari villaggi, ma anche ad una strada statale che non può essere piena di buche, che ogni giorno aumentano di numero e grandezza, che non può avere una segnaletica stradale quasi invisibile, ed un’illuminazione scadente. Quanti morti, ancora? (SIMONE INTELISANO)

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