Raffaele Fornaro, dopo tre giorni di protesta, e un certo clamore mediatico, ha ottenuto di essere ricevuto dal sindaco Buzzanca. La sua storia ha colpito molti, ma il suo epilogo non servirà a tranquillizzare chi aveva rintracciato in questa battaglia personale una lotta per il diritto al lavoro come giusto reinserimento sociale. Perché quello ottenuto da Fornaro, purtroppo per noi, è l’ennesimo “favore” personale. Il Sindaco che alza il telefono e chiama un “amico” assicurando che farà lavorare l’ex carcerato che ha fatto gridare allo “scandalo” sulla gestione dei servizi sociali. Una rassicurazione che è bastata a far rientrare protesta e a “tranquillizzare” i corridoi di Palazzo Zanca.
Ovviamente non possiamo chiedere a Fornaro di immolarsi per la collettività, anzi ci auguriamo che tutto sia come gli hanno prospettato: gli hanno assicurato che la sua richiesta di contributo sta seguendo il giusto iter burocratico, e intanto lui lavorerà e potrà sostenere la sua famiglia.
Il problema è un altro. Il rischio è di far passare il messaggio che solo l’intervento del “politico” possa risolvere la situazione: cosa ben chiara a Fornaro, che non è stato assistito dai servizi sociali, ma bypassando le sedi istituzionali, ha ottenuto “un favore” più che il riconoscimento di un suo diritto.
Grazie Buzzanca. Direbbe Cornacchione.