Il Comitato “Se non ora quando” di Messina, un gruppo di donne diverse per età, professione, provenienza, appartenenza politica e religiosa, che ha aderito all’appello lanciato il 13 febbraio 2011 per reagire al modello degradante ostentato da una delle massime cariche dello Stato, l’allora presidente del consiglio Berlusconi, al centro di vicende scandalistiche giudicate da molte donne lesive della dignità delle donne e delle istituzioni, ha inviato una riflessione sulla giornata dell’otto marzo.
La condividiamo, dal momento che testimonia la qualità della partecipazione democratica in una città ancora asservita ad un maschilismo di base, che traveste di rosa scelte comode, mentre continua ad escludere dalle scelte politiche e dai posti dirigenziali le donne.
Ecco la “fotografia” scattata dal comitato “in rosa”:
Disoccupazione femminile alle stelle, carenza cronica di asili nido, servizi agli anziani inesistenti. E ancora: mense scolastiche che esistono solo nel libro dei sogni, il tempo pieno un miraggio e le fortunate che hanno un lavoro che non osano chiedere un part-time, indispensabile per conciliare lavoro e famiglia.
Questa è la radiografia della donna-tipo di Messina. Una donna che troppo spesso subisce il carico totale dell’assenza di servizi sociali e scolastici che funzionino. Una donna che da sola deve dividersi tra il lavoro (spesso in nero e sottopagato), l’educazione i figli e l’assistenza degli anziani della famiglia. Una donna che se non ha un reddito alto, ed è ovviamente la stragrande maggioranza dei casi, deve fare i salti mortali per arrivare a fine mese, soprattutto se è separata o divorziata.
E allora, l’appello ai media di “Se non ora quando?” di Messina è di puntare i riflettori soprattutto sul fatto che se c’è ancora bisogno di celebrare una “Giornata della Donna” c’è qualcosa che non funziona. Perché se ti pagano meno di un uomo per lo stesso lavoro, se ti licenziano appena resti incinta, se quando hai figli devi scegliere tra il lavoro e la famiglie, se non puoi contare su un sostegno della collettività per seguire i tuoi parenti anziani, parlare di “Festa” è davvero fuori luogo. Parliamo di “Giornata” ed impegniamoci perché al più presto non ci sia bisogno di una ricorrenza per “festeggiare” l’altra metà del cielo ma le conquiste ottenute.