Difficile essere genitori. Peggio se si lavora e sono pochi i servizi gratuiti e i centri di aggregazione dove trascorrere un po’ di tempo giocando in sicurezza. Un piccolo grande sogno, arrivato da Parigi, e suggerito al presidente del VI Quartiere, Enrico Ferrara, che ha messo a segno un buon “colpo”: aver supportato la creazione di quello che di fatto è il primo centro sociale per bambini e genitori nella zona nord di Messina, aperto ogni pomeriggio dalle 16,30 alle 19,30 dal lunedì al venerdì.
Lo spazio è quello dell’Istituto Marino, in parte abbandonato, in parte ristrutturato e consegnato alle cure della Circoscrizione. La storia, per una volta, è a lieto fine. Sophie Vrignaud, che la vita ha portato da Parigi a Torre Faro, è una giovane mamma che si chiede spesso dove poter andare a giocare con suo figlio, quando, soprattutto in inverno, la spiaggia non è il posto più adatto. Ecco l’idea: trovare uno spazio, un contenitore, che appartenga a tutti i bambini e i genitori che lo vivono. Sei mesi di “incubazione”, di incontri con il Presidente del Quartiere, che si è fatto da tramite con l’amministrazione comunale, la disponibilità di altre giovani mamme ma non solo (attrici di professione, educatrici) e la nascita dell’associazione “paradiso dei calzini”.
Non è un “baby-parking”, ma piuttosto un luogo in cui condividere la genitorialità e fare esperienze pedagogiche, mettendole a confronto. Insomma i genitori non potranno “depositare” i figli, ma piuttosto metteranno a disposizione di tutti gli altri il proprio tempo e le proprie capacità, dal raccontare una fiaba al fare una torta, dal disegnare al giocare.
“Vogliamo togliere tempo alla cultura del “tutto veloce” e dare ai bambini e a noi stessi la possibilità di capire che il tempo non è sempre immediatezza” , sottolineano le quattro fondatrici dell’associazione.
Una filosofia nuova, “importata”: quella di rimboccarsi le maniche e creare le opportunità di sopperire alla mancanza di uno stato sociale che spesso è condizionato da scelte politiche lontane dalle reali necessità.
Le giovani fondatrici propongono una vera e propria adesione d’intenti: ogni adulto che si associa, infatti, dovrà essere pronto a donare anche un po’ del suo tempo, che sia anche solo per un’ora a settimana.
Ma quanto costa tutto questo “paradiso”? Anche questa è una sfida al “vecchio” modo di pensare. L’associazione è senza scopo di lucro, il comune mette a disposizione gli spazi (pagando luce e acqua), gli associati pagheranno una tessera annuale di 5euro, una quota di iscrizione annuale di 15 euro per il primo figlio e 10 per i successivi, ma poi tutte le attività si baseranno sullo scambio: “siccome vogliamo che il nostro rapporto con gli altri sia basato sullo scambio interculturale che sia esso materiale o immateriale – dice Sophie – e siccome il paradiso dei calzini nasce ricco di potenzialità, ma non di finanziamenti, ci immaginiamo e desideriamo che questo scambio possa avvenire sotto forma sia di materiale didattico, ludico, culinario, sia di attività. Perciò ogni genitore, nonno, nonna, zio, zia, è invitato in base alle sue aspirazioni, competenze e desideri a contribuire con ciò che pensa possa servire: giocattoli usati e magari dimenticati, torte per la merenda, pulizie, racconti, rammendi, libri usati o nuovi, invenzioni di macchinari fantastici…”
Una buona idea che si reggerà sulla partecipazione: un esperimento “coraggioso” in una città dove il confronto e la socialità non sono tratti caratteristici di chi vi abita.