AGLI ARRESTI DOMICILIARI LA “CATTIVA” MAESTRA DEL BOER

 

La violenza che infliggeva ai suoi piccoli allievi era stata registrata dalle telecamere della Squadra Mobile, che aveva condotto le indagini nella scuola elementare Boer, verificando quanto denunciato da parecchi genitori.

La maestra sessantaduenne, che utilizzava persino una bacchetta “chiodata” per redarguire i suoi allievi,  era stata quindi sospesa per due mesi: una “punizione” che aveva suscitato contrarietà nell’opinione pubblica, che la riteneva troppo “leggera” rispetto alla gravità dei fatti. Una opinione diffusa che oggi trova riscontro nella decisione del Tribunale del Riesame, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Camillo Falvo e disposto per la donna gli arresti domiciliari. Misura che sarà però applicata se e quando la Corte di Cassazione confermerà la decisione del Riesame.

I giudici hanno ritenuto fondato il pericolo di reiterazione del reato da parte dell’insegnante, che, nonostante la presentazione di una domanda di aspettativa dall’attività lavorativa, sarebbe potuta tornare dietro la cattedra,  visto che il dirigente scolastico non si è ancora espresso sulla richiesta.

Non adesso, che gli arresti domiciliari hanno impedito alla donna di sedere in cattedra, sia al Boer che in qualunque altra scuola pubblica e privata del Paese.

 

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