Ancora una volta il Presidente della Corte di Cassazione descrive la fotografia di una giustizia in bancarotta, che “viola i diritti umani e danneggia il sistema produttivo”, è intollerabile che alle parole e ai numeri continuino a non seguire i fatti, ovvero quelle riforme necessarie a far ripartire il sistema giudiziario. Prima tra tutte l’amnistia, l’unico intervento che consentirebbe nell’immediato un taglio drastico dell’arretrato di 10 milioni di processi pendenti e il ripristino di un minimo di Stato di diritto”.
Uno sfacelo – dati ufficiali – costituito ogni anno circa 180mila i processi che vanno in fumo per scadenza dei termini. La giustizia soffoca e muore sommersa dai fascicoli: uno scandalo senza fine, al punto che molti procuratori rinunciano ai giudizi. E le cose, per quanto possa sembrare incredibile, sono destinate ulteriormente a peggiorare. Per reati come la corruzione o la truffa, c’è ormai la certezza dell’impunità: nel 2008, 154.665 procedimenti archiviati per prescrizione; nel 2009 altri 143.825. Nel 2010 circa 170mila. Nel 2011 la cifra si è attestata tra le 180 e le 200mila prescrizioni. Ogni giorno circa 400 processi vanno al macero, ogni mese 12.500 casi finiscono in nulla. I tempi del processo sono surreali: in Cassazione si è passati dai 239 giorni del 2006 ai 266 del 2008; in tribunale da 261 giorni a 288; in procura da 458 a 475 giorni. Spesso ci vogliono nove mesi perché un fascicolo passi dal tribunale alla corte d’appello. Intanto i reati scadono e c’è la quasi certezza di scamparla per corruzione, ricettazione, truffa, omicidio colposo. A Roma e nel Lazio, per esempio, quasi tutti i casi di abusivismo edilizio si spegneranno senza condanna, gli autori sono destinati a farla franca. A Milano, nel 2010 l’accumulo è cresciuto del 45 per cento, significa più di 800 processi l’anno che vanno a farsi benedire.
A Messina le statistiche annuali riscontrano “la Giustizia più lenta d’Italia”.
E’ una Caporetto della giustizia: colpevoli impuniti, e per contro, cittadini che pagano per colpe mai commesse e che solo dopo un penosissimo calvario vengono dichiarati innocenti. L’enorme arretrato di cause civili e penali, vero ostacolo alla domanda di giustizia dei cittadini, rappresenta un gravissimo danno per l’economia del paese e mina alla radice l’idea stessa di democrazia e Stato di diritto. 170.000 prescrizioni ogni anno rappresentano una forma di “amnistia” mascherata, ipocrita, incontrollata e di classe, a cui chiediamo di porre fine con una amnistia legale, secondo diritto, ai sensi dell’articolo 79 della Costituzione.
I Radicali, che hanno annunciato la presentazione di un articolato dossier al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, ripeteranno le loro “contro-inaugurazioni” il 28 gennaio, davanti alle sedi delle Corti d’appello di tutta Italia.
Tutto ciò mentre all’interno delle carceri italiane, recentemente definite dallo stesso ministro della Giustizia Paola Severino come luoghi di tortura, in cui 68.000 persone sono stipate in spazi che ne possono contenere al massimo 45.000, e in cui oltre il 40% dei detenuti è in attesa di giudizio, e in prevalenza in attesa di primo giudizio.
L’Amnistia come atto di responsabilità e riforma strutturale di fronte al collasso di una giustizia paralizzata. (SARO VISICARO)