Voce della Sicilia nel ‘continente’, intellettuale sulla linea di Leonardo Sciascia, a cui fu a lungo legato, uno dei maggiori narratori italiani degli ultimi quarant’anni, piu’ volte candidato al Premio Nobel, vincitore di numerosi premi in patria e all’estero, consulente editoriale della Einaudi con Italo Calvino e Natalia Ginzburg: Vincenzo Consolo, dopo una lunga malattia, e’ morto oggi a Milano all’eta’ di 78 anni.
I funerali si svolgeranno probabilmente lunedì prossimo a Sant’Agata di Militello dove Vincenzo Consolo era nato nel 1933.
In Filosofiana, uno dei racconti de Le pietre di Pantalica, il protagonista si chiede:
« Ma che siamo noi, che siamo?… Formicole che s’ammazzano di travaglio in questa vita breve come il giorno, un lampo. In fila avant’arriere senza sosta sopra quest’aia tonda che si chiama mondo, carichi di grani, paglie, pùliche, a pro’ di uno, due più fortunati. E poi? Il tempo passa, ammassa fango, terra sopra un gran frantumo d’ossa. E resta, come segno della vita scanalata, qualche scritta sopra d’una lastra, qualche scena o figura. »
Con lui va via una delle voci siciliane ancora capaci di indignarsi. Di lui abbiamo sempre apprezzato quel modo di affrontare la “sicilianità” così lontana dalla caratterizzazione che di essa fa Camilleri: nelle sue pagine ritroviamo tutta la bellezza e l’eleganza di una terra che sa essere logos letterario, poesia.
Per oltre dieci anni Consolo ha presieduto il Premio Racalmare-Leonardo Sciascia, che aveva fondato nel 1982, e fino a quando la malattia glielo ha permesso, si è sempre dedicato a ricordare la figura di uno di quelli che lui considerava suo maestro, e di cui aveva seguito le orme anche nell’impegno civile con cui ha sempre affrontato le questioni “siciliane”.
Ironia della sorte, Consolo ci lascia nel giorno in cui ufficialmente il famigerato progetto del Ponte sullo Stretto è definitivamente “cassato” dal governo Monti: un progetto contro cui si è sempre detto contrario, così come fece nel 2003, quando ospite della prima edizione dell’Horcynus Festival, lo intervistammo.
Il suo sguardo era incantato, dinanzi a quello Stretto che ha tanto amato e dove ha trascorso gli anni dell’Università. A Consolo, con umiltà, un grazie.