L’adesione alla manifestazione in Sicilia ha causato lunghe code di automobili agli ingressi di diversi caselli autostradali siciliani presidiati dagli autotrasportatori. La protesta, promossa dal movimento ‘Forza d’urto’, del quale fanno parte, tra gli altri, l’Aias ed il Movimento dei Forconi, proseguirà fino al 20 gennaio.
Nella città di Messina l’unico “disagio”, però, è l’attesa dai benzinai, vista la crescente paura che lo stop dei rifornimenti su gommato, lasci a secco le pompe.
Il movimento, nato per manifestare contro le politiche del governo nazionale in materia di accise sui carburanti per il trasporto e l’agricoltura e sulla mancanza di attenzioni ed aiuti ai rispettivi settori, non trova rappresentanza sullo Stretto, dove, a differenza delle altre zone portuali, lo sciopero è stato caratterizzato da presidi pacifici ma molto partecipati.
Un movimento che in molti cercano di etichettare politicamente, caratterizzandolo addirittura come ispirato da ideologie neofasciste. In realtà è il richiamo al meridionalismo uno dei tratti fondamentali; ciò non toglie la genuinità di una lotta condivisa trasversalmente dagli operatori dei settori trainante dell’economia isolana, che, come denunciano dalla pagina fb del movimento, non ha trovato lo spazio che avrebbe meritato sulla stampa nazionale.
“La politica è molto lontana, i siciliani sono tutti disillusi. I loro padri erano comunisti, loro non sono niente, solo indebitati”, hanno dichiarato dal movimento.