C’era una volta l’Istituzione dei Servizi Sociali, un organo comunale di cui oggi resta traccia per un’inchiesta che ripercorre gli ultimi anni di una cattiva gestione che portò all’inevitabile chiusura, nel 2009, di quello che si è rivelato fare “assistenza” solo a chi lo dirigeva, stando alla conclusione dell’inchiesta che vede indagati l’ex presidente dell’Istituzione servizi sociali Elio Sauta e l’ex responsabile del Servizio Economico Gaetano Saja e, con accuse marginali, l’assistente sociale Maria Rizzo, accusati a vario titolo di truffa, abuso d’ufficio e peculato.
In particolare Saja e Sauta devono poi rispondere di abuso d’ufficio in concorso nelle rispettive qualità di presidente e responsabile del servizio economico rivestite nel gennaio del 2007. I fatti contestati dal sostituto procuratore Adriana Sciglio riguardano una delibera dirigenziale (datata 3 gennaio 2007) con cui Saja dispose il pagamento di 11.330 all’allora direttore generale Giuseppe Gullotta per il lavoro svolto dal 14 luglio 2006 al gennaio 2007: un’indennità mensile lorda di 2.820 euro considerato, secondo l’accusa, un“ingiusto vantaggio patrimoniale” in violazione, sia di un decreto legge sia di un regolamento comunale, che prevedevano per gli incarichi ad interim dei funzionari una mera maggiorazione della retribuzione per un massimo del 30%.
Sempre Saja e Sauta devono rispondere di peculato in concorso per la retribuzione percepita da Saja, con determina del dirigente Sauta, ovvero per l’appropriazione della somma corrispondente alla differenza tra il compenso illegittimamente riconosciuto a Saja e quella spettante (65.143,28 euro per l’anno 2005 e 68.973,28 euro per i periodi successivi).
Saja inoltre deve rispondere di una serie di false attestazioni nella qualità di Ragioniere Generale dell’Istituzione dei servizi sociali, in particolare di aver “coperto” nel 2007 con una falsa nota integrativa al bilancio di esercizio 2006 l’esistenza di un buco da due milioni di euro, denunciato successivamente dall’ex assessore ai servizi sociali della giunta Buzzanca, Pinella Aliberti.
Diversa la posizione della terza indagata, l’assistente sociale Maria Rizzo, nei confronti della quale il magistrato ha ipotizzato l’accusa di truffa ai danni dello Stato per aver falsamente indicato l’orario di entrata, anticipato rispetto a quello effettivo, percependo lo stipendio per l’intera giornata di lavoro.