TRAFFICO DI STUPEFACENTI IN CITTA’: IL RIONE MANGIALUPI, UNA “CENTRALE” PER LO SPACCIO

 

La Squadra Mobile ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei soggetti, cinque dei quali in carcere ed uno agli arresti domiciliari, ritenuti responsabili di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti riconducibile alla famiglia Cutè di Mangialupi.           

Grazie a complesse indagini, iniziate nel settembre 2010 e scaturite dall’osservazione diretta di un costante e sospetto flusso di tossicodipendenti in un’area ben precisa e gravitante vicino l’abitazione di due degli arrestati, i fratelli Cutè, la Squadra Mobile ha ricostruito il ruolo giocato dalla famiglia Cutè, ben radicata nella malavita messinese, all’interno di un’organizzazione criminale dedita ad un’intensa attività di spaccio.

 I due fratelli avevano infatti organizzato “in casa”,  in Piazza Verga del Rione Mangialupi, una vera e propria centrale dello spaccio dove grosse partite di sostanze stupefacenti venivano convogliate per la necessaria lavorazione finalizzata al successivo commercio al dettaglio ed immissione sul mercato cittadino.

Secondo quanto accertato dagli investigatori, l’organizzazione risulta costituita da soggetti con un curriculum criminale corposo nonostante la giovane età, e ruota attorno alle figure carismatiche degli stessi fratelli titolari dell’abitazione, figure consolidatesi nel substrato criminale grazie ad una  documentata disponibilità finanziaria e all’autorità ed il prestigio ricevuti in eredità da alcuni dei congiunti come il padre Alessandro Cutè, inteso “U Liuni”e lo zio paterno Giovanni Cutè, soprannominato “U Liuneddu”.

Ciò ha consentito il generarsi di un assortito gruppo di soggetti avvezzi a delinquere provenienti anche da altre zone della città, un sodalizio quindi ben amalgamato, del tutto simile ad un’azienda, dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Sito centrale dell’illecito commercio era l’abitazione “fortilizio” di Mangialupi, ove i fratelli preparavano il confezionamento di rilevanti quantitativi di droga non disdegnando lo spaccio al minuto.

Su richiesta del sostituto procuratore della Dda Fabio D’Anna e della collega Adriana Sciglio, il gip Walter Ignazitto ha disposto cinque ordinanze di custodia cautelare. In carcere sono finiti Giuseppe Cutè, 30 anni, il fratello Antonino Cutè, 33 anni, Carmelo Spadaro, 28 anni, e Mario Ieni, 50 anni. Mentre sono stati concessi i domiciliari all’unica donna del gruppo, la moglie di Giuseppe Cutè, Maria Quaranta, 28 anni.

Figura chiave nella gestione del traffico è la convivente di uno dei fratelli, unica donna tra i sei arrestati, la quale oltre a presenziare alle trattative, partecipava alla fase del confezionamento e monitorava il controllo del territorio, dalla cancellazione delle tracce di sostanze stupefacenti all’occultamento della stessa nel caso dell’ avvistamento delle Forze di Polizia nelle adiacenze dell’abitazione.

L’organizzazione criminale aveva affidato ad uno degli arrestati ed altri soggetti indagati il compito di occultare in un luogo sicuro lo stupefacente, prelevarlo per le successive vendite e, mediante il contributo di vari pushers, immetterlo sul mercato.

Le indagini hanno anche consentito il sequestro di consistenti quantitativi sostanze stupefacenti.

Oltre ai soggetti raggiunti dalle misure cautelari, risultano indagate altre dieci persone, ai quali sono stati contestati molteplici episodi di spaccio di sostanze stupefacenti.

Il lavoro d’indagine degli investigatori della Squadra Mobile, oltre a smantellare l’organizzazione criminale, ha reso possibile appurare e confermare la duratura e stabile attività criminale radicata nella zona del rione Mangialupi nonché i collegamenti con analoghe consorterie criminali operanti sul territorio calabrese e campano attraverso i cui canali i sei arrestati si approvvigionavano.

I provvedimenti di oggi giungono dopo la notizia, da parte dei carabinieri, degli arresti eseguiti nell’ambito di un’inchiesta sullo spaccio di droghe leggere, hashish e marjuana, che veniva acquistata proprio nel quartiere Mangialupi, che si conferma in città una delle zone a più alta densità criminale, per la presenza di clan ben organizzati nella gestione soprattutto del traffico di droga.

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