L’hanno definita manifestazione goliardica, ma il “finto matrimonio gay” inscenato dinanzi a Palazzo dei Normanni dall’associazione Giovane Italia non ci sembra affatto divertente. (vedi VIDEO)
Il disegno di legge sull’istituzione di un registro delle coppie civili promosso dai deputati regionali Pino Apprendi del Pd e dal finiano Alessandro Aricò ha scatenato sull’isola un dibattito politico che ci sembra sterile e obsoleto, visto il reale cambiamento sociale che ha investito la famiglia, anche in una terra tradizionalmente “conservatrice” nei costumi, almeno quelli dell’apparenza.
Girare la frittata e liquidare il discorso spostandolo solo sul falso tema del “matrimonio gay” serve solo ad inasprire gli animi e a confondere le idee: la società siciliana, come quella italiana, è formata da tanti tipi di famiglia.
“Quando insieme al comitato ‘esistono i diritti’ abbiamo pensato di presentare una proposta di legge che istituisse un registro per il riconoscimento delle unioni civili, per facilità, chiamato, per le coppie di fatto – ha ricordato Apprendi – ci siamo subito interrogati su quali reazioni potevamo suscitare, in questo Paese che è pieno di bigotti e fa parte di quel popolo che pensa che si può fare purché non si sappia”.
Finchè non si capirà che l’estensione di un diritto non lede il diritto stesso, sarà sempre il pregiudizio a prevalere.
E se la politica vuole prendersi la briga di rappresentare le istanze degli eletti, bisognerebbe davvero che ciascuno ripensasse al suo ruolo: di moralisti sui temi della famiglia “tradizionale” da Berlusconi in giù ne abbiamo avuti abbastanza, e vien da ridere quando leggiamo la posizione “ufficiale” dell’UDC che certamente di “famiglie” se ne intende. Riportiamo le ultime dichiarazioni di Ardizzone: “La posizione dell’Udc sui temi della famiglia e’ chiara e, anche in Sicilia, siamo totalmente allineati con le idee che rispecchiano il partito a livello nazionale. Quindi all’Ars non daremo il nostro sostegno per l’approvazione del ddl in materia”. In una nota, il parlamentare regionale del partito di Casini (divorziato e risposato, ndr), Giovanni Ardizzone, aggiunge anche che “l’UDC esprime valori cattolici che non possono sempre mischiarsi a visuali totalmente laiche”.
Dulcis in fundo pochi sanno che i politici hanno già certi “diritti” acquisiti. Infatti i partner di giornalisti e onorevoli, anche se non sposati, possono usufruire del trattamento sanitario del partner appartenente a queste categorie, inoltre per gli onorevoli è possibile lasciare al proprio partner la pensione di reversibilità, anche se tra di loro non sussiste alcun legame matrimoniale.
La verità è che certa politica è talmente priva di riflessioni nuove, che non sa leggere nemmeno gli input che la stessa Chiesa cattolica offre a chi la vive come scelta religiosa: basti pensare alle centinaia di gruppi gay e cattolici presenti in tutta Italia (http://www.gionata.org/chiese-e-omosessualit.html). Un argomento che resta indigesto a quei militanti di parrocchia, gestori di miseri poteri nelle comunità, che spesso (ma non sempre, fortunatamente) sono ” più realisti del re”. Che la società è cambiata, infatti, lo sa soprattutto la Chiesa, che, dal suo interno, sta riflettendo seriamente sulle nuove famiglie, prova ne è l’esistenza anche nelle piccole parrocchie di percorsi con le coppie divorziate, separate o con chi, fuori da ogni problematica sessuale, vuole scegliere di essere cattolico.
Fortunatamente il diritto farà il suo corso. Noi crediamo che ci sia una Sicilia capace di grandi slanci sui temi etici, di grandi ribellioni sui valori, di grande volontà. L’evoluzione dei costumi non si può arrestare ed esiste oggi un gran numero di provvedimenti legislativi che disciplinano le nuove unioni, che presto o tardi arriveranno anche in Sicilia.