Il servizio pubblico salva solo la Domenica Sportiva, a rischio anche Tutto il calcio minuto per minuto.
Ore 18 della domenica sera, tutti a casa. Dal 1970 e fino a prima dell’avvento delle pay-tv la vita del tifoso di calcio era facile. Tutti a vedere 90° minuto, con quella sigla simpatica ma non assillante, che a chiamarla con il suo nome vero, “Pancho”, non la conosce nessuno, ma a dire “La sigla di 90°” era tutto un annuire.
I 41 anni ininterrotti di trasmissione stanno per finire. La Rai, infatti, si sta preparando a tagliare due o tre trasmissioni sportive (oltre a 90°, rischia anche Stadio Sprint) per questioni di diritti televisivi. Dovrebbe salvarsi, quindi, la sola Domenica Sportiva. E, secondo indiscrezioni, starebbe anche per finire l’era di Tutto il calcio minuto (nato nel 1959) per minuto in radio: altri network sono disposti a offrire alla Lega calcio più di quanto non possa o non voglia fare il servizio pubblico. E dire che nelle manovre economiche è allo studio un altro aumento del canone, il sesto consecutivo (nel 2011 il ritocco è stato di 1 euro e 50 centesimi, il totale è di 110,50 euro), e che è nuovamente allo studio l’inserimento di questo canone nelle bollette elettriche per azzerare l’evasione. Ma il calcio non lo si salva.
Chiudere 90° è dare l’addio a una trasmissione che veramente, all’epoca di quel calcio che sembra lontano ma che era solo ieri, arrivava a tenere davanti al video quasi la metà del Paese. Voluta da Maurizio Barendson, Paolo Valenti e Remo Pascucci, fu legata per quasi 20 anni al volto di Valenti. Tutte le partite di Serie A e B in circa un’ora di trasmissione, soltanto gol, azioni e niente chiacchiere.
E i nomi degli inviati su ogni campo diventavano quasi una filastrocca, insieme alla formazione della squadra di casa. Tonino Carino da Ascoli (sostituito a volte da Pino Scaccia), Alfredo Liguori da Genova, Luigi Necco da Napoli, Carlo Nesti da Torino, Marcello Giannini da Firenze, Giampiero Galeazzi da Roma, Donatella Scarnati sempre da Roma (una donna, una donna!), Gianni Vasino da Bergamo, Ennio Vitanza o Beppe Viola da Milano, Lamberto Sposini da Perugia, e poi quello che girava ‘al contrario’, “Da Bari, Giuseppe Brindisi”, e tantissimi altri. Tutti, rigorosamente, con un “da” che sembrava quasi parte del cognome.
Palestre sensazionali, quella di 90° e quella di Tutto il calcio, e una (o due) trasmissione sensazionale che adesso chiude, forse proprio per il fattore che le dava più appeal: la mancanza di modernità.
Il calcio in Rai sarà, probabilmente, quasi solo la Nazionale. Di certo al momento c’è solo la trasmissione dei prossimi Europei – esclusiva del servizio pubblico – e solamente 25 partite dei Mondiali 2014.