Un inciso che si sfoglia con le parole di Rocco Scotellaro che ci riportano alle zolle e alle pietre, alle pieghe del destino e ai viaggi insondabili degli uomini erranti. Le parole che non dimenticano e che non si lasciano dimenticare.
È come se fosse un libro di racconti “Pietre del Sud” (Stamperia del Valentino, Napoli, pp. 168, Euro 18,00) di Gerardo Picardo con la sua “ragnatela” di storia e le cesellature all’interno del mosaico della vita che recita i personaggi.
Invece le storie, quelle storie che disegnano la vita e la morte delle puttane, belle e malinconiche, triste e ironiche, dei briganti, che sanno della vita e della lotta, degli eretici, le cui confessioni non sono arbitrii teologali ma ferite di strade, delle terre arse, che richiamano nostalgia in un costante “nostos”, delle giacche di velluto, che sanno di “uva puttanella”, del carbone rosso, che è vita di scavi nelle trincee e nell’anima, dei segreti custoditi negli armadi, che rigano di lacrime i misteri, della speranza che è dentro il dolore, e del dolore che taglia le notti e le albe, del grido finale di Carlo Gesualdo che richiama il sogno e il segno dei cavalieri e della morte… non fanno altro, queste avventure nei destini intrecciati, che percorrere un’unica storia e i racconti, letterariamente ed in termini di una estetica dello sguardo, si trasformano in un romanzo.
Romanzo? Perché non ci sono spezzettature tra il vissuto e l’immaginario, tra la fantasia e il sofferto modello offerto dalla parola. Ed è come se ci fosse, e c’è, un io narrante che pone delle premesse nel dire: ora vi racconto la mia storia che passa proprio attraverso queste vie del cuore e della mia età che ha radicamenti antichi. Sono quattordici storie. È vero (comprese le pagine di “Tre cose da fare…” straordinariamente inciso tra la forza dell’uomo che guarda oltre la scrittura e lo scrittore che resta dentro l’uomo.
L’io narrante sembra raccogliersi (e si raccoglie) nel vissuto dei personaggi e dei paesaggi e “costruisce”, in termini anche “strutturali” una articolata ma unica avventura. Le tre caratteristiche (molto care a Francesco Grisi e Giacomo Debenedetti) Avventura, Destino e Personaggio rigano le pagine trasformando le singole testimonianze di vita in una vita raccontata grazie agli intrecci di una letteratura che ha la magia dell’ascolto e dell’attesa. Un libro ben riuscito è quando ogni pagina lascia una sospensione, lascia una goccia di pioggia sui vetri immaginari dell’anima, lascia un riflesso di sole sui passi da percorrere.
Il lettore saprà cogliere quella goccia di pioggia, quel riflesso, quella sospensione. E lo potrà fare soltanto se “Pietre del Sud” viene letto e accolto come un narrato lungo il quale non ci sono singoli tracciati ma un cielo in cui le stelle sanno naufragare ma sanno anche raccogliersi insieme per vivere sì il naufragio ma anche il superamento dei dolori in quell’attesa che è la speranza.
Il Nolano di cui Gerardo Picardo è un esperto eccezionale è la via maestra tra gli uomini che sanno raggiere il dubbio e sanno ben conoscere sia la bellezza che il senso della bellezza. Ecco perché tra i dettagli, e i dettagli in letteratura sono importanti, sono il filtro di una potente ironia che incatena la speranza.
Questo romanzo in racconti resta un romanzo tra i destini e i personaggi. (PIERFRANCO BRUNI)