Ancora un’avventura dai corridoi dell’Università di Messina. Leo (lo chiameremo così) studia editoria e giornalismo alla facoltà di lettere, il suo sogno è quello di fare il giornalista. Ha deciso di intraprendere questi studi per avere una chance in più in un mondo popolato da squali che solcano le pagine dei giornali e che sbranano tutto e tutti nel mare di internet.
Il corso che frequenta, col giornalismo, non ha molto in comune. Teoria pura, quasi mai inerente al nome del corso di studi e pochissima pratica. È ormai al terzo anno e, se non fosse per la sua intraprendenza, non saprebbe nemmeno che differenza passa tra reportage e inchiesta. Sfortunatamente alla fine del corso sarà dottore in editoria e giornalismo, di certo non sarà giornalista. “Questo è un sistema che va migliorato – ci dice- soprattutto in Italia, non credo che in altri paesi funzioni nello stesso modo”. In effetti Leo non ha tutti i torti. Studiare tre anni, più altri due per la specialistica e poi non essere riconosciuto come giornalista non è tempo buttato, ma quasi, se il proprio sogno è quello di scrivere per un grande giornale. Il protagonista della nostra storia, però, non è rimasto con le braccia conserte, ha iniziato a scrivere per un giornale online messinese. Questo è uno dei pochi modi per conseguire il tesserino da pubblicista prima di diventare vecchi.
Fin qui tutto normale, se non fosse che alla domanda: “ Ti pagano?” il suo sguardo non lascia dubbi, la risposta è un secco “no”. La cosa davvero triste in questa vicenda è che anche il fatto che Leo non venga pagato un centesimo è più che “normale”. Si informa, scrive il pezzo, lo manda e taac bello che pubblicato. “Firmi ritenute d’acconto?” gli abbiamo chiesto e la sua risposta ci lascia ancora più perplessi: “ Nulla di nulla”. “Da quanto tempo lavori per questo giornale?”, “ da più di un anno”.
Come Leo, tanti altri studenti universitari che desiderano fare i giornalisti di professione si trovano nelle stesse condizioni. Forse non appena saranno trascorsi i due anni necessari, non appena Leo avrà scritto il giusto numero di articoli, non appena avrà “guadagnato” la somma richiesta, forse, non appena avrà fatto tutto questo, gli verrà presentato un “papello” di ritenute d’acconto da firmare e potrà ottenere il tesserino che gli spetta di diritto.
Non c’è da far di tutta l’erba un fascio, questo è chiaro, il caso di Leo non è sporadico ne tantomeno la norma assoluta, esistono delle realtà in cui un aspirante giornalista può fare una buona gavetta senza dover guardare al futuro come si guarda ad una lapide. Onestà e serietà dovrebbero farla da padrone. (SIRO BIZZI)