Libri sepolti da libri, scatole confuse dentro scantinati preda dell’umidità e abbandonati per lunghi anni. Impossibile accedere all’archivio storico della città di Messina: un silenzio delle amministrazioni giustificato dal fatto che, con molta probabilità, viste le condizioni dei luoghi di “sepoltura” della preziosa documentazione, il patrimonio è già in parte perduto.
Una situazione gravissima, portata all’attenzione della cittadinanza e della Procura, da parte di Renato Accorinti, pacifista, no pontista, ma non solo. Lui insegna educazione fisica nella scuola Enzo Drago, divenuta per anni il “deposito” della Biblioteca Comunale Cannizzaro e dell’Archivio Storico ed ha assistito al progressivo deterioramento della grande mole di volumi, gazzette ufficiali e documenti che l’umidità ha ormai divorato.
“Da quattro anni l’accesso a studiosi e cittadini è stato negato – ha denunciato Accorinti, che ha anche filmato lo stato in cui versa l’archivio – e i 14 impiegati sono stati costretti a svolgere solo un lavoro amministrativo in un luogo malsano che non intacca solo il libri, ma anche la salute e la dignità del loro lavoro”.
In una città dove da cinquant’anni non vengono create biblioteche, e dove nel corso dell’ultimo decennio le poche esistenti sono divenute luoghi fantasma, inaccessibili e ridimensionate (da quella universitaria a quella comunale), la denuncia di Accorinti non può essere sottovalutata.
Inutile offrire al pubblico una mostra su Don Giovanni D’Austria, se poi la curiosità di studiosi e singoli cittadini non può nutrirsi di occasioni “personali” di accesso alla cultura.