Quello appena trascorso è stato un week end difficile per Giuseppe Buzzanca: l’avviso di garanzia nell’inchiesta avviata per l’alluvione del 2009, la sentenza della corte costituzionale sul “doppio incarico”, il comitato cittadino che spontaneamente si è organizzato per chiedere una decisone in merito, i suoi “alleati” dell’UDC che fanno quadrato e che nell’ultima assemblea cittadina ribadiscono che “Messina è stata tagliata fuori da tutto, Buzzanca e Ricevuto la smettano di giocare e intervengano invece di fare i servi sciocchi”.
Di dettare i tempi della crisi l’UDC non ne parla, anzi proprio l’on. Giovanni Ardizzone ha auspicato che Buzzanca possa optare per rimanere alla guida della città, visto che un altro commissariamento sarebbe troppo.
Certo Buzzanca, nonostante la calma apparente e la protezione del suo avvocato custode, non può che sentirsi asserragliato, tanto da annunciare sulle pagine della Gazzetta del Sud che aprirà una verifica tra le forze politiche che sostengono l’amministrazione, “ vedrò, anche alla luce delle vicende nazionali, se sussistono o meno le ragioni dell’alleanza”, ha detto.
E dopo aver risposto all’accusa di “abusivismo” lanciata da Genovese, si è rivolto a D’alia, per rinfrescargli la memoria: “Nel 2008 fui eletto deputato regionale ad aprile e sindaco due mesi dopo. L’Udc ha stipulato un patto di governo sapendo del mio doppio incarico. Inoltre, per cinque anni, lo stesso D’Alia ha mantenuto il doppio incarico, da parlamentare e da vicesindaco sotto la sindacatura di Salvatore Leonardi.”
Insomma, se Buzzanca fa il colto citando Fedro per spiegare che è sempre più facile vedere gli errori degli altri, noi, molto più vicini al vernacolo, usiamo un’espressione più semplice ma altrettanto esplicativa: “il migliore, qui, ha la rogna”.